Cenaia-LIVORNO 28 marzo 2024

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Dattero
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Cenaia-LIVORNO 28 marzo 2024

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Turno infrasettimanale del campionato in una giornata di vento e sole.
Il Livorno è di scena sul neutro di Pontedera contro i padroni di casa del Cenaia, squadra con già un piede e mezzo in Eccellenza.
Sugli spalti dell'Ettore Mannucci un cospicuo numero di rappresentanti della minoranza rumorosa che, nonostante tutto e a dispetto di coloro che li vorrebbero sul divano, si ostinano a difendere una passione e a sostenere una banda di pedatori poco ispirati.
Per gli amaranto, sulla carta, si tratta di una mera formalità: battere il fanalino di coda senza affanni e sperare in buone nuove dagli altri campi.
La partita sembra ricalcare il copione che tutti immaginano quando Luci, con un bel destro incrociato da fuori area, infila l'angolino alla destra del portiere e porta in vantaggio i suoi. Corre il minuto 17 e dalle radio arriva la notizia che la capolista Follonica è sotto, in casa, col Figline.
Il più sembra fatto, si tratta semplicemente di trovare rapidamente il raddoppio e chiudere la pratica.
Il tempo scorre, il Livorno giochicchia, prova a stringere d'assedio i padroni di casa ma l'inconsistenza dei suoi avanti è mortifera e vanifica qualsiasi sforzo.
Quando inizia la ripresa, sul prato del Mannucci scende una delle peggiori versioni del Livorno mai viste su un campo di calcio dal lontano 1915.
Una squadra senza voglia né attributi si fa mettere sotto da una banda di ragazzini volenterosi.
Il tempo trascorre ed i pericoli per la porta di Facchetti aumentano fino a quando, corre il minuto 65, il Cenaia incredibilmente pareggia con una saetta dal limite dell'area su corta ribattuta della retroguardia amaranto.
Ci sarebbe tutto il tempo per sommergere di reti una compagine improvvisata e tecnicamente impresentabile se solo, dall'altra parte, agisse una squadra vera anziché un'accozzaglia senza senso.
Non basta neanche la superiorità numerica negli ultimi 15 minuti di partita: il Livorno, nonostante la consueta girandola di cambi, non riesce letteralmente a tirare in porta e la gara si chiude sul pareggio nell'incredulità generale.
I sedicenti manager ed il presidente, questa volta non potranno prendersela neanche con le bottigliette volate in campo perché in campo non è volato niente, neanche la carta di una caramella.
Se i cosiddetti dirigenti fossero dotati di autocritica rifletterebbero sugli innumerevoli errori compiuti da maggio in avanti, ma l'autocritica e l'umiltà sono doti rare ed appartengono solo ai migliori, a coloro che per primi sono stati cacciati da una proprietà illusa e rancorosa che a marzo raccoglie i frutti avvelenati di una gestione scellerata.
Resta solo un gigantesco rammarico per una stagione buttata, per non aver dominato un campionato che nessuno vuole davvero vincere (il Follonica alla fine pareggerà perdendo la vetta a favore della Pianese), un campionato che sarebbe stato stravinto se solo si fosse pensato al bene del Livorno anziché agli interessi personali.

La sintesi:



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