Re: Davide Nicola
Inviato: mar 22 feb 2022, 13:09
Cosa rende un allenatore grande?
Un grande allenatore di solito è o uno che vince trofei, oppure uno che fa giocare bene le sue squadre. Tertium non datur? Visto che non ci piace ragionare per assoluti, noi ci proviamo.
Si parte dai 13 gol di Luca Siligardi, dai 23 di Paulinho, dai 14 di Luca Belingheri. Per i due italiani è l'unica stagione in doppia cifra in carriera, per il brasiliano l'unica oltre i 20 gol. Una promozione in serie A per il Livorno – l'ultima nella sua lunga storia – arrivata ai playoff dopo un campionato di vertice condotto a tre, dietro al il Sassuolo che saliva per restare e al solidissimo Verona di Mandorlini. Questo in una rara annata in cui nessuna delle retrocesse riuscì a risalire. Anche per merito suo.
La storia continua poi con 2 punti in 10 giornate a Crotone in serie A, lui che difende il gruppo, che fa quadrato, che parla di continuità. Vince la partita seguente col Chievo Verona. Alla 29° giornata la squadra si trova ancora con la miseria di 14 punti ed è spacciata per tutti, addetti ai lavori e non. Nessuno in A si è mai salvato con una media così bassa e in fondo per un’esordiente è impossibile sperare di meglio, dicevano. Probabilmente è perché non sapevano quanto possono essere letali Simy e Falcinelli, che da quel punto in poi diventano immarcabili, al punto che se ne accorgono anche Inter e Lazio, entrambe sconfitte. Salvezza raggiunta con 20 punti raccolti in sole 9 gare.
Si aggiunge un tassello importante con un arrivo a dicembre in un Genoa addirittura ultimo in classifica e che è già passato attraverso un esonero traumatico. Alla fine sarà salvezza con 28 punti in 21 giornate, senza giocatori in doppia cifra e con un gioco pragmatico e letale, che porta vittorie nel derby della Lanterna e a San Siro rossonera. Niente riconferma a fine stagione, il presidente mangia allenatori vuole un pragmatico ma con più blasone, che fallirà clamorosamente l’anno seguente.
Da ultima, l’esperienza in una squadra che aveva fatto 13 punti in 18 giornate sotto la guida di un “grande tattico”, risollevata da lui facendone 23 nelle successive 17, battendo la Roma e pareggiando un derby che ultimamente sembrava stregato e con l’Atalanta di Gasperini. Ottenendo risposte importanti da un gruppo spremuto e gol da attaccanti che si credevano ormai perduti alla serie A, come Simone Zaza. Ancora una volta, lui chiede al presidente Cairo di restare per costruire, ma viene accantonato a favore di un allenatore di grido. La storia vi suona familiare?
Alla fine, si tratta di chiedersi la domanda fatidica: un cosiddetto grande allenatore farebbe meglio nella stessa situazione? Noi non abbiamo la sfera di cristallo, ma le statistiche dei quattro paragrafi precedenti dovranno pur contare qualcosa. E poi nel calcio come nella vita ci sono dei valori che pesano più che altri. Sappiamo inoltre che per perdere un figlio 14enne per uno stupido incidente stradale e non dare completamente di matto, ci vogliono una testa limpida e un cuore saldo. E infine che fare l’allenatore di calcio è una professione complicata e un lavoro ingrato a qualsiasi livello.
Insomma, lo avevamo già detto su questa pagina ai tempi di Crotone, quindi per chi ci segue da anni non sarà una sorpresa, ma per noi è un onore dare il bentornato in serie A a Davide Nicola, comunque vada a finire.
Perché per noi lui appartiene a una categoria superiore.
Un grande allenatore di solito è o uno che vince trofei, oppure uno che fa giocare bene le sue squadre. Tertium non datur? Visto che non ci piace ragionare per assoluti, noi ci proviamo.
Si parte dai 13 gol di Luca Siligardi, dai 23 di Paulinho, dai 14 di Luca Belingheri. Per i due italiani è l'unica stagione in doppia cifra in carriera, per il brasiliano l'unica oltre i 20 gol. Una promozione in serie A per il Livorno – l'ultima nella sua lunga storia – arrivata ai playoff dopo un campionato di vertice condotto a tre, dietro al il Sassuolo che saliva per restare e al solidissimo Verona di Mandorlini. Questo in una rara annata in cui nessuna delle retrocesse riuscì a risalire. Anche per merito suo.
La storia continua poi con 2 punti in 10 giornate a Crotone in serie A, lui che difende il gruppo, che fa quadrato, che parla di continuità. Vince la partita seguente col Chievo Verona. Alla 29° giornata la squadra si trova ancora con la miseria di 14 punti ed è spacciata per tutti, addetti ai lavori e non. Nessuno in A si è mai salvato con una media così bassa e in fondo per un’esordiente è impossibile sperare di meglio, dicevano. Probabilmente è perché non sapevano quanto possono essere letali Simy e Falcinelli, che da quel punto in poi diventano immarcabili, al punto che se ne accorgono anche Inter e Lazio, entrambe sconfitte. Salvezza raggiunta con 20 punti raccolti in sole 9 gare.
Si aggiunge un tassello importante con un arrivo a dicembre in un Genoa addirittura ultimo in classifica e che è già passato attraverso un esonero traumatico. Alla fine sarà salvezza con 28 punti in 21 giornate, senza giocatori in doppia cifra e con un gioco pragmatico e letale, che porta vittorie nel derby della Lanterna e a San Siro rossonera. Niente riconferma a fine stagione, il presidente mangia allenatori vuole un pragmatico ma con più blasone, che fallirà clamorosamente l’anno seguente.
Da ultima, l’esperienza in una squadra che aveva fatto 13 punti in 18 giornate sotto la guida di un “grande tattico”, risollevata da lui facendone 23 nelle successive 17, battendo la Roma e pareggiando un derby che ultimamente sembrava stregato e con l’Atalanta di Gasperini. Ottenendo risposte importanti da un gruppo spremuto e gol da attaccanti che si credevano ormai perduti alla serie A, come Simone Zaza. Ancora una volta, lui chiede al presidente Cairo di restare per costruire, ma viene accantonato a favore di un allenatore di grido. La storia vi suona familiare?
Alla fine, si tratta di chiedersi la domanda fatidica: un cosiddetto grande allenatore farebbe meglio nella stessa situazione? Noi non abbiamo la sfera di cristallo, ma le statistiche dei quattro paragrafi precedenti dovranno pur contare qualcosa. E poi nel calcio come nella vita ci sono dei valori che pesano più che altri. Sappiamo inoltre che per perdere un figlio 14enne per uno stupido incidente stradale e non dare completamente di matto, ci vogliono una testa limpida e un cuore saldo. E infine che fare l’allenatore di calcio è una professione complicata e un lavoro ingrato a qualsiasi livello.
Insomma, lo avevamo già detto su questa pagina ai tempi di Crotone, quindi per chi ci segue da anni non sarà una sorpresa, ma per noi è un onore dare il bentornato in serie A a Davide Nicola, comunque vada a finire.
Perché per noi lui appartiene a una categoria superiore.