pisa-LIVORNO 22 aprile 1979

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abernardo
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Re: pisa-LIVORNO 22 aprile 1979

Messaggio da abernardo »

presente, ricordo la curva pisana che aveva messo in campo le bare amaranto e ricordo la sud piena di livornesi
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piazza
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Re: pisa-LIVORNO 22 aprile 1979

Messaggio da piazza »

Per non dimenticare…MAI.

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Carrubone
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Re: pisa-LIVORNO 22 aprile 1979

Messaggio da Carrubone »

PARIGI, 22 APRILE 1979: C0S'HA FATTO IL LIVORNO?
QUANDO MIGUEL

Parigi. L'enorme sala del Ristorante Panorama è gremita di livornesi. 105 ragazzi del liceo scientifico di via Crispi, e quattro malcapitati professori-accompagnatori. Una gita scolastica di una settimana a Parigi, quattro o cinque classi insieme, dalla terza alla quinta. Una palestra di tutto: amicizie, amori veri o presunti, il resto tutto da immaginare. E' la sera di domenica 22 aprile 1979. E' la settimana del tutto consentito e tutto possibile. Le ragazze, belle come si può solo a diciassettenne anni, scoppiano in risate argentine, complottano, decidono chi fare felice e chi no, novelle Nerone dal pollice alto o verso. I ragazzi, almeno alcuni di essi, mordono il freno. Già, perchè due, tre ore prima si è concluso il derby dell'Arena Garibaldi, tra Pisa e Livorno, campionato di serie C, il nostro eterno purgatorio.
Già, ma cosa aveva fatto quel giorno il Livorno a Pisa? E chi lo sa. Anno Domini 1979. Gli smartphone sarebbero sbarcati 25 anni più tardi, Internet era un esperimento da Nerds californiani. Restava una sola strada: il telefono pubblico del ristorante, una cascata di gettoni, la telefonata a casa, sperando che la linea reggesse. E ci voleva un volontario. “Giorgio dai, ti compriamo i gettoni, ma dobbiamo sapere”, la preghiera dei compagni.
Salto temporale, di poche ore, e geografico, di millecinquecento chilometri. Sole, caldo primaverile, brezza. Nell'Arena Garibaldi di Pisa non entra uno spillo: duemila, forse tremila livornesi stipati in curva sud. Striscioni, bandiere, sciarpe. Il Pisa, con scarsa lungimiranza, manda sulla pista di atletica la banda con tanto di majorettes. Quando il colorato corteo approda sotto il settore livornese, si racconta di cori che non troverebbero casa nei College britannici e di oggetti scagliati contro i poveri musicanti e le povere ragazze. La partita è come te l'aspetti, riferiranno le cronache. Il Pisa, al primo anno di Romeo, è una corrazzata, E' in testa alla classifica, salirà in serie B con tutti gli onori. In porta ha il piccolo, guizzante Walter Ciappi. Dietro un vallo Atlantico di omaccioni grandi, grossi e baffuti: Rapalini, Miele, Franceschi. In mezzo le carte le distribuisce Cannata, talento box to box. A destra l'incubo biondo dei livornesi, Giorgio Barbana, atletico, fortissimo, tecnico. Davanti quel piccolo satanasso di Di Prete. E il Livorno? Lo allena Tarcisio Burgnich, alle prime panchine che contano. Squadra sbarazzina, che gioca bene, ma discontinua: in porta ha un certo Stefano Tacconi, biondo D'Artagnan. Mucci e Azzali gli esterni, Petrangeli la roccia centrale, Gigi Cappelletti il libero di lotta e di governo. Luciano Aristei, passo e barba professorale, recita da regista supportato dall'incredibile Tormen, un Bignami di Lodetti e Gattuso. Zottoli ondeggia col suo sinistro fatato accanto a Mondello, Barducci e a lui, Miguel Vitulano, argentino di Manfredonia, il tremendismo tipico di chi ha le Pampas nel Dna, cresciuto tra botte e sportellate, senso della posizione, mancino ciclonico. Il Pisa gioca, accerchia gli amaranto, ma Roccia Burgnich è mago nell'arte di salvare la pelle, dopotutto solo Pelè è volato più in alto di lui. Minuto 83. Qui le porte girevoli si aprono per far entrare la leggenda: la palla, in qualche modo, arriva a Miguel. I corazzieri baffuti pensano di averlo isolato, laggiù sulla parte sinistra dell'area. Il vento delle Pampas si alza all'improvviso: sinistro a mezz'altezza, la palla bianca si stacca dal panno verde e, quasi irrealmente, gonfia la rete alle spalle di Ciappi. I due-tremila non capiscono più niente, è un sabba, un Baccanale. Un trionfo che mancava da secoli. Uno squillo, due, tre. Accidenti, ma non lo sentono il telefono? Clic, finalmente. “Pronto, babbo?”. “Giorgio, ti diverti? Le bimbe?”. “Non c'è tempo babbo: dimmi solo cosa ha fatto il Livorno”. “Ha vinto uno a zero a Pisa. Gol di Vitulano”. “Ti voglio bene babbo”. Volai nel salone: “Ragazzi abbiamo vinto, gol di Vitulano”. Un boato simile a Parigi lo risentiranno, forse, quando la Francia vincerà il Mondiale del 1998. Abbracci, baci. Persino le bimbe che non avevano capito nulla di cose stesse accadendo, chi fosse Miguel. Urlarono anche i professori. Vitulano 1-Gioconda 0. Questa volta, ne eravamo certi, anche Leonardo avrebbe capito.
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