Serve assolutamente una vittoria per superare in classifica i grossetani e allungare il duello in vetta alla graduatoria.
Gli amaranto non sono soli, c'è un popolo che li segue: 1200 biglietti andati in fumo in un amen e settore ospiti che tracima.
E' la "Minoranza rumorosa" che non si arrende e ancora una volta è pronta a fare la sua parte in un campetto deprimente, in un campionato di scapoli contro ammogliati, ai margini di tutto ciò che conta, solo in nome di una passione e di un amore che si tramandano di padre in figlio da generazioni.
Sono i livornesi belli che fanno massa critica e occupano spazio, e sono voce e presenza tangibile, sanguigna, e sono mani a scuotere la rete che separa il campo dalla gradinata, cori che rimbalzano sui palazzi di fronte e tornano indietro con un'eco che rimbomba, sono i livornesi che non mollano l'osso, che ci provano comunque a spingere un'accozzaglia improvvisata fuori dalle sabbie mobili di una categoria ignobile, nonostante chi li osteggia, apertamente, da fuori e soprattutto da dentro la società.
Lo spettacolo è solo e soltanto lì, su quei gradoni improvvisati che tremano sotto il peso di un numero di piedi mai contato prima.
In campo si consuma l'ultimo atto di una stagione preparata male e che sta finendo peggio: c'è solo una squadra che diverte e si diverte e purtroppo indossa maglie bianche.
E' un dominio del Follonica dal primo secondo all'ultimo di recupero, di fronte ad una squadra che squadra non è mai stata.
Il Livorno è inguardabile, della domenica precedente non è rimasto niente, neanche l'ombra di un ricordo.
I ragazzi di Fossati in campo non esistono, si limitano a fare presenza muta e inconsistente per tutta la partita.
I grossetani potrebbero dilagare già nel primo tempo e potrebbero chiuderla in goleada nella ripresa senza che gli amaranto accennino un moto d'orgoglio, una reazione.
In campo ci sono solo volti smarriti, sguardi fissi nel nulla, braccia che si allargano, le sostituzioni non producono niente, chi entra è come chi esce: annichilito da non si sa che cosa, incapace di portare un soffio di vita in un gruppo schiantato dalla pochezza tecnica e dall'inconsistenza caratteriale.
La gente sugli spalti prova a dare la scossa, tiene duro, aumenta la pressione man mano che i minuti trascorrono senza che il morto si rianimi, la rete cigola sotto la spinta feroce, l'aria è satura di fumo, vola in campo qualche oggetto ma sul campo ci sono undici cadaveri e quella che doveva essere una festa si trasforma in un funerale.
La corsa del Livorno finisce qui.
In classifica è proprio il Follonica che comanda e gli amaranto si ritrovano addirittura quarti, a cinque punti dalla vetta, scavalcati anche dal Grosseto.
L'ennesima delusione si abbatte sui tifosi che tornano a casa con l'amara consapevolezza di trovarsi in fondo a un pozzo, senza nessuno in grado di lanciare una corda a cui aggrapparsi per risalire.
Trascorrono un paio di giorni ed arriva, dalla LND, un provvedimento che sanziona il Livorno per alcuni oggetti volati sul terreno di gioco, con relativa squalifica del campo per addirittura due giornate. Tra la gente che era allo stadio domina l'incredulità: nessuno sul momento si è praticamente accorto di niente e la partita si è svolta regolarmente al netto dell'incitamento incessante di 1200 persone stipate dietro una rete da pollaio ad un metro dal rettangolo di gioco.
Siccome è nel momento del bisogno che si vedono gli amici, il giorno successivo, la società U. S. Livorno calcio, per bocca dei suoi massimi rapprentanti Esciua, Mazzoni, Mosseri e Doga, ha la fantastica pensata di indire una conferenza stampa dove equipara la gente di Livorno ad una organizzazione criminale e fa capire, senza troppi giri di parole, che la sconfitta vergognosa della squadra è da attribuire proprio al comportamento sconsiderato dei propri tifosi.
Sarebbe da ridere se non fosse tutto vero. Questi sono i cosiddetti manager invocati dai sapientoni di facebook, questo è il presidente innamorato di Livorno e dei livornesi, questi, in poche parole, sono i carnefici che accompagnano al patibolo 109 anni di storia gloriosa.
La sintesi:
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