Qualcuno mi racconta la storia di Vincioni, anche in privato? Non la conosco.
Comunque, è il momento di citare uno dei fenomeni più recenti, inspiegabilmente sfuggito alle vostre brillanti ed esilaranti menzioni:
Libor
KOZAK.
Arrivato in uno degli ultimi giorni dell'estate del 2018, spacciato come un famoso cannoniere da Europa League (della quale, in effetti, aveva vinto la classifica marcatori con la Lazio sei-sette anni prima), suscitò un inspiegabile entusiasmo in alcuni miei amici, ai quali feci sommessamente notare che il memmellone ceco non faceva gol nemmeno con le mani da anni e che l'highlight della sua carriera, Europa League a parte, era stato mandare all'ospedale il povero Nicola Legrottaglie, alla sua prima e unica presenza con il Milan, per avergli spaccato uno zigomo con una gomitata.
Pronti, via ed ecco il Kozak che ricordavo: alto quanto scoordinato, legnoso, immobile, inesistente in entrambe le fasi, pericoloso sotto porta quanto una scurreggia è utile contro un carro armato, anticipato in continuazione da qualsiasi centrale, alto o basso che fosse. Una manciata di presenze, zero gol e rescissione.
Ma ai miei amici dicevo: tranquilli, perché
Raicevic è meglio!

Avevo ragione, perché avevo ancora negli occhi il cecchino di Vicenza e, effettivamente, il montenegrino fece meglio di Kozak, ma mi sento di inserire anche lui tra i fenomeni. Impagabili le pagelle di Piazza e di Puccio su di lui, paragonato a un lampione o a un riflettore dello stadio.
Ora fa la panchina a Terni, indovinate a chi?