Ce n'è stati a iosa...sia in tempi di miseria, che in tempi di ricchezza.
Inizio io con un pezzo da 90....
ZE' RODOLPHO (IN ARTE ZIO FOFFO)

questa la sua fantastica pagina su Wikipedia:
https://it.wikipedia.org/wiki/Z%C3%A9_Rodolpho
qui un breve riassunto della sua sfavillante carriera, con relativo passaggio a Livorno:
Livorno – Un passaggio da Livorno praticamente invisibile.
José Rodolpho Machado Da Silva, meglio conosciuto come Zé Rodolpho, doveva essere una sorpresa, un brasiliano da scoprire e lanciare in Italia e in Europa, invece si è rivelato una delle scommesse meno azzeccate dai dirigenti amaranto.
Nato a Rio De Janeiro nel 1984, Zé Rodolpho cresce nella società calcistica dello Juventude, dalla quale arrivò un altro brasiliano, un certo Paulo Sergio Betanin, destinato a diventare uno dei più forti calciatori del Livorno.
Sorte non toccata all’esterno carioca, arrivato sulle sponde del mar Tirreno nel 2005.
A 20 anni, poteva già contare 48 presenze nella Prima Liga brasiliana, numeri che avevano fatto incuriosire la società di via Indipendenza che aveva deciso di puntare su di lui.
Presentato assieme a Stefano Morrone e Luis Fernando Centi, queste erano state le sue parole davanti ai nuovi tifosi:
“Ho cominciato a conoscere Livorno, mi piace moltissimo.
Paulinho me ne ha parlato bene.
Le mie caratteristiche sono quelle di un esterno sinistro che cerca di spingere senza dimenticare di difendere.
Sono giovane e ambizioso.
Ho giocato con la Juventude nella massima serie brasiliana e ritengo di poter fare qualcosa di buono nel campionato italiano dove vi sono tantissimi campioni.
Il Livorno mi ha dato questa opportunità e devo sfruttarla in pieno”.
Per lui addirittura la maglia numero 11.
Le sue parole, però, non trovarono conferme sul campo.
L’allora tecnico degli amaranto, Roberto Donadoni, da settembre a gennaio non lo schierò mai, e questo portò alla sua cessione a gennaio.
Da quel momento, per Zé Rodolpho, una carriera sotto tono nelle leghe inferiori brasiliane.
Ricordo personale:
Amichevole estiva, Donadoni lo butta in campo e qualche giornalista bravone, di velli che hanno sempre leccato ir culo a Spinelli, commenta la sua prestazione facendolo quasi sembrà un fenomeno, mentre invece era veramente imbarazzante, un cane randagio.
Intervista al Mister, che dice "Per me lui non può giocare"; uno di vesti giornalisti di cui sopra gli chiede "Non è ancora pronto?" e Donadoni gli risponde "No no, per me proprio non può giocare?".
Non contento il giornalista continua "Può essere perchè ha giocato con delle scarpette strette che non erano le sue?" (perchè tra l'altro si sfece i piedi perchè a quanto narra la leggenda, gioò con le scarpette di un paio di numeri più piccine, oltre a non esse bono a una sega) e Donadoni: "Non penso sia un problema di scarpe, per me lui non può giocare, ma se volete che vi dica altro, basta chiederlo".