Personaggi di oggi e di ieri

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piazza
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Re: Personaggi di oggi e di ieri

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Joselito ha scritto: ven 23 dic 2022, 10:45 Sarà che poi fui scelto come comparsa sia in Ovosodo che in La prima cosa bella.
Ora si vóle sapè quale sei però 😁
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Etruria
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Re: Personaggi di oggi e di ieri

Messaggio da Etruria »

La prima cosa bella
Appunto
È film oggettivamente di un altro spessore.
Ma sono legato ad ovosodo
Perché c'è la mia Livorno anni 90
( comparse giovani conosco tutte o quasi..)
E la Livorno popolare
Ormai sparita,spazzata via da un cambiamento epocale
Livorno ovunque giocherai
Noi siamo della Nord e non ti lasceremo mai
E tutti uniti..

Magnozzi Stua Silvestri Merlo Bimbi Lessi Picchi
Lupo Balleri Maggini Miguel Cristiano Lucarelli IGOR
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spiritual
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Re: Personaggi di oggi e di ieri

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Joselito
un mi dì che sei quello che fa il ruto Wyyyyoooommmiiiinnnnggg durato mezz'ora. Sei sei quello ci devi dare ripetizioni: io duro molto di meno.
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pottineamorte
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Re: Personaggi di oggi e di ieri

Messaggio da pottineamorte »

spiritual ha scritto: ven 23 dic 2022, 19:07 Joselito
un mi dì che sei quello che fa il ruto Wyyyyoooommmiiiinnnnggg durato mezz'ora. Sei sei quello ci devi dare ripetizioni: io duro molto di meno.
Seguo. Un altro meritevole è Furio Brondi, quello che staccava la testa alle lucertole con un morso.

"Come sono le vostre mamme?"
"Troie".
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piazza
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Re: Personaggi di oggi e di ieri

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BALDOeFIERO
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Re: Personaggi di oggi e di ieri

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piazza
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Re: Personaggi di oggi e di ieri

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GIOVANNI
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Ogni tanto, come un flash, mi ritorna in mente il panino più bono che abbia mai mangiato in vita mia, il fantastico "prosciutto e fantasia" del grande Giovanni in via Ricasoli.
Ero un bimbetto e mi ricordo quella bottega magica, piena stivata di roba da mangiare, coi prosciutti appesi sulle pareti dietro il bancone...e poi c'era lui, con quella voce roca che coi mi' amici ci si divertiva a imitare.
Giovanni non faceva dei panini, faceva delle bombe alimentari che ti facevano stà bene, con quella salsa verde che n'avresti mangiata un chilo a cucchiaiate.
Era l'unico che ti dava il resto coi crostini invece che coi vaini e se mangiavi un panino dei suoi a pranzo, un cenavi nemmeno.

Qui di seguito un articolo del Tirreno dei 70 anni di attività:

LIVORNO. «Ce la voi o no la salsa verde?». Praticamente tutti a Livorno, almeno una volta nella vita hanno dovuto rispondere a questa domanda posta in maniera schietta e diretta dall'indimenticabile voce roca di Giovanni. Sì, Giovanni, l' inventore della salsa verde più amata della città, i cui panini hanno sfamato e fatto sognare il palato di ben tre generazioni di livornesi.

Sono passati 70 anni da quel lontano 1944 quando il padre di Giovanni Scalsi, Mario, poche settimane dopo la Liberazione della città decise di aprire una vineria in via Ricasoli che quattro anni dopo - sotto la gestione del figlio - diventerà la famosa trattoria “Attias da Giovanni” e la cui tradizione è ora portata avanti nell'attività "La Barrocciaia" gestita dai nipoti Tommaso e Cristiana in piazza Cavallotti (FOTO). Settant'anni di licenza che Tommaso e Cristiana hanno deciso di festeggiare venerdì sera (29 agosto) proprio nel ricordo del nonno Giovanni (morto nel 2007) e di quella salsa verde che ha fatto la storia della ristorazione livornese.

«La nascita della ricetta della salsa è praticamente quasi una leggenda – scherza Tommaso – Mio nonno ha sempre raccontato che fu ideata da lui insieme ad un "salsamentiere" fiorentino, quello che ha inventato anche una nota salsa di acciughe in tubetto che, non a caso è uno degli ingredienti della ricetta. Ma di più non posso dire, perché il resto rimane un segreto. Pensate che mio nonno ci ha dato la ricetta solo dopo che gli abbiamo comunicato che avremmo portato avanti la sua attività...».

Giovanni e la sua salsa verde (la cui tradizione dopo la sua scomparsa nel 2007 è stata portata avanti dai nipoti) hanno cresciuto più di tre generazioni di livornesi di ogni appartenenza e classe sociale. Praticamente tutti, dall’operaio all’imprenditore, dalla casalinga all'avvocatessa passando per pensionati e giovani studenti. Insomma, Giovanni era e resta un’istituzione, quasi un personaggio leggendario che già negli anni Cinquanta aveva anticipato l'arrivo dei fastfood, ma alla livornese. Con qualità e gusto.

All’interno dell’evento di venerdì sera (29 agosto) organizzato dalla Proloco Livorno e dal Comune “Metti una sera d'estate...” la Barrocciaia presenta la festa “Ce la vuoi o no? (la salsa verde)” che il locale ha organizzato per festeggiare i 70 anni di licenza dell’attività di famiglia.

A partire dalle 19 alle 21 deejay set e spettacoli di danza e sport in piazza Cavallotti. A seguire, oltre ovviamente a poter cenare gustando uno dei favolosi panini o piatti de La Barrocciaia, concerto del gruppo reggae Trench Town Train.

L’iniziativa. Per il 70esimo anno della nascita della sua attività vi chiediamo dunque di condividere un vostro ricordo, anedotto, momento divertente, passato gustando la famosa salsa verde di Giovanni o i suoi spaghetti a alla Barrocciaia. Se le avete inviateci foto e, perché no, raccontateci il vostro panino preferito. Tutto il materiale può essere inviato a cronacalivorno@iltirreno.it alla pagina Facebook de Il Tirreno Livorno.

Ne nascerà così una sorta di galleria di bei ricordi, intere generazioni di livornesi riuniti in nome del buon gusto e di una tradizione ormai diventata simbolo dell'intera città.


Link: https://www.iltirreno.it/livorno/cronac ... -1.9826226



E qui si parla ancora di lui:

I giovani facevano ancora le vasche in centro, illuminato a giorno, e continuavano a ritrovarsi Da Giovanni, in via Ricasoli, per mangiare il classico panino col prosciutto (o roast-beef) e salsa verde. Che spettacolo quelle salse verdi dietro la vetrina del banco! Non solo, oltre al panino, il dessert col mascarpone, cantuccini ...e vino bono. Sul marciapiede c’era la fila per entrare, anche la sera dopo il cinema (a quei tempi ce n’erano tanti a Livorno). A chi aspettava in fila ed era in prossimità del banco, Giovanni offriva un cantuccio… “tò un assaggino, ovvai”.

Era un locale piccolo e l’igiene non è che brillasse (con le stesse mani il compianto Giovanni faceva i panini e dava i resti, con i fogli da 500 o 1000 lire spesso impregnati di granelli di sale), però avevamo dalla nostra la gioventù. Quelle bombe caloriche e un’igiene discutibile ci facevano un baffo.


Link: https://www.livornononstop.it/gli-anni-70-a-livorno
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Triglia amaranto
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Re: Personaggi di oggi e di ieri

Messaggio da Triglia amaranto »

A proposito di personaggi, ma Schuster ve lo riordate? C'aveva le maglie delle squadre di calcio :mrgreen:
ROOOOOOOOAAAAARRRRRRR
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piazza
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Re: Personaggi di oggi e di ieri

Messaggio da piazza »

Triglia amaranto ha scritto: mer 15 mar 2023, 22:35 A proposito di personaggi, ma Schuster ve lo riordate? C'aveva le maglie delle squadre di calcio :mrgreen:
Dè me lo ri'ordo si...prendeva ir nome da lui:
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https://it.wikipedia.org/wiki/Bernd_Schuster

C'aveva dugentomila maglie, grande Schuster... :mrgreen:
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Fabio
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Re: Personaggi di oggi e di ieri

Messaggio da Fabio »

Ribelle, anarchico, antifascista. Vita e morte di Vezio, il “francese”

di Marco Susini

Cresce ad Ardenza. Pacifista, diserta le armi, si scontra con le Guardie Regie. L’arresto, gli anni a Marsiglia, la fame, il porto: storia di un “Pertini livornese”

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Nei libri di storia difficilmente potrete trovare il nome di Vezio Del Nudo, anarchico e antifascista livornese. Eppure la sua vita ci rimanda continuamente agli anni bui del Regime di Mussolini ed è costellata di tanti episodi che testimoniano la sua indomita avversione al Fascismo e il prezzo altissimo che egli dovette pagare per rimanere coerente ai suoi ideali. Vezio nasce il 27 maggio 1896 in via Garibaldi ma, sin da piccolo, cresce con la famiglia nel rione di Ardenza. Egli è in un certo qual modo,"figlio d'arte" perché anche il padre Edoardo è un seguace di Pietro Gori e di Enrico Malatesta.

La fiamma dell’anarchia

Il giovane Del Nudo apprende dal babbo e da Amedeo Boschi, un vecchio libertario che aveva patito il domicilio coatto ai tempi di Crispi, i rudimenti dell’anarchia. Partecipa cosi alle prime manifestazioni contro la guerra e, ad appena 17 anni, è già un elemento di spicco del Circolo Anarchico di Ardenza allora ubicato in via Della Gherardesca. Nel 1916 viene chiamato alle armi e inviato al fronte ma, in coerenza con il suo credo pacifista, diserta dopo poco più di un anno e per questo, nel maggio 1918 viene arrestato. Condannato a venti anni dal Tribunale Militare di Torino viene rilasciato un anno dopo in virtù dell’amnistia promulgata dal Governo Nitti. La lotta politica è ormai il suo pane quotidiano ed è cosi che partecipa attivamente a tutte le manifestazioni organizzate durante il cosiddetto biennio rosso.

Scontri e guerriglie

Il 12 agosto del 1921 ad Ardenza avviene uno scontro cruento, protagonisti da un lato gli Arditi del Popolo, un movimento politico eterogeneo che riuniva anarchici, comunisti e repubblicani, e opposti a questi le Guardie Regie che sparano ad altezza d'uomo e feriscono gli anarchici Averardo Nardi e Amedeo Baldasseroni che, di lì a poco, moriranno a causa dei colpi ricevuti. Vezio viene arrestato e rimane per ben sei mesi in attesa di giudizio. A fargli compagnia in galera diversi "sovversivi" ardenzini tra i quali Nardi, Pracchia, Paolotti, F ilippi, Menicagli e Bernini. Tra questi solo Pracchia e Nardi verranno condannati a pene lievi mentre Del Nudo e gli altri sono insperabilmente assolti. Tuttavia la vita tranquilla non si addice alla famiglia Del Nudo, infatti all’ inizio del 1923, padre e figlio vengono arrestati insieme ad un nutrito gruppo di compagni con la pesante accusa di complotto contro lo Stato. La giustizia anche stavolta è clemente e i due Del Nudo vengono cosi prosciolti per insufficienza di prove dal Tribunale di Lucca. Il fascismo ormai ha in pugno l'Italia e le squadracce nere cominciano le loro spedizioni punitive anche a Livorno. Vezio Del Nudo è un gigante di quasi due metri per 100 chili ben distribuiti e, nell'uno contro uno, non corre pericoli. I fascisti arrivano però sempre in gruppi numerosi e, vigliaccamente, si accaniscono contro il giovane anarchico. Per Vezio non è più aria ed è cosi che decide di emigrare clandestinamente in Francia insieme all'amico Silvano Paolotti, comunista e anche lui ardenzino purosangue.

La vita francese

Sbarcano a Marsiglia e lì si stabiliscono patendo per parecchi mesi la fame più nera e dormendo addirittura all'addiaccio. Dopo qualche tempo Vezio trova da lavorar e come facchino e, con qualche soldo in tasca, può finalmente coronare il suo sogno d'amore: sposa per procura la giovane livornese Lida Moriani che, dopo un viaggio quanto mai avventuroso per una ragazza che non era mai uscita dall’Ardenza, lo raggiunge a Marsiglia. Nella città francese nasceranno le figlie Silva e Rina e i due coniugi troveranno anche il modo di adottare una terza bambina, la piccola Luce. L’accresciuta famiglia non impedisce a Del Nudo di continuare la lotta politica, spesso accompagnato dal padre che, nel frattempo, lo ha raggiunto oltralpe. Fioriscono le iniziative degli anarchici: Vezio è impegnato ad organizzare la festa del lavoro nella "Maison Provencal", partecipa assiduamente alle riunioni del Circolo Anarchico nel quartiere multietnico chiamato "Belle de Mai" e alle manifestazioni contro la condanna a morte di Sacco e Vanzetti, promuove una sottoscrizione popolare a favore di un compagno colpito da cecità. In Italia non si sono dimenticati del sovversivo ardenzino tanto che la Prefettura di Livorno lo ha da tempo schedato come "uomo pericoloso, dal carattere provocante e prepotente". Intanto a Marsiglia Vezio continua indefessamente a fare politica: coadiuva Giulio Bacconi, sindacalista senese che, successivamente, combatterà contro i Franchisti in Spagna; prende parte alla festa libertaria organizzata in solidarietà con i figli dei carcerati; promuove la protesta contro un comizio di Pierre Taittinger, leader dei "Jeunesse Patriotes", un gruppo fascista che si ispira proprio alle camicie nere di Mussolini.

Questo suo attivismo non passa inosservato: nel luglio del 1928 il Console di Marsiglia ne chiede l'espulsione muovendo a lui ed ad altri anarchici l'accusa infondata di aver ricevuto tre bombe ad orologeria da Parigi. Per un breve periodo si trasferisce in Corsica e anche lì fa proseliti alla causa anarchica. Nel frattempo il Ministero dell'Interno italiano lo annovera tra gli attentatori livornesi dimoranti all'estero. Rientrato a Marsiglia organizza un volantinaggio di massa con le effigi di Paolo Schicchi, uno degli apostoli dell'anarchia e di Michele Schirru, fucilato dai Fascisti per aver progettato un attentato al Duce. Presto anche in Francia il vento comincia a cambiare nei confronti dei sovversivi ed è cosi che Vezio viene arrestato nel settembre del 1940 e internato prima nel Campo di ST Hyppolite Du Pont Gard e poi in quello di Vernet D'Ariege dove è costretto a vivere in condizioni di estrema sofferenza. A causa delle precarie condizioni di salute chiede ed ottiene di essere rimpatriato e viene scortato alla frontiera italiana nel maggio 1941.

Il rientro a Livorno

Non appena rientrato a Livorno viene torchiato dalla polizia del Regime che vuole estorcergli informazioni sui vari fuoriusciti anarchici, in particolar modo sulla figura di Giulio Bacconi che Vezio ammette di conoscere asserendo però di ignorare che fosse un militante anarchico. Naturalmente gli agenti dell'Ovra non credono alla sua versione ed è cosi che Del Nudo viene assegnato al confino e deportato a Ventotene dove ha modo di conoscere Sandro Pertini. Viene rilasciato sul finire del 1942 e può cosi tornare nella sua Ardenza dove è comunque tenuto sotto stretta osservazione dalla Polizia. Questa sua condizione di vigilato speciale non gli consente di prendere contatto con i partigiani, come avrebbe ardentemente desiderato. Nel frattempo, ormai nel 1944, diventa padre a quasi cinquanta anni del primo figlio maschio, Enio, che emette i suoi primi vagiti nella casa di via Franchini dove Vezio Del Nudo morirà il 30 aprile 1966 a causa di complicazioni cardiache ,senz'altro frutto di una vita piena di sacrifici e di asprezze. Nell'immediato dopoguerra riprende il suo antico lavoro di portuale che aveva abbandonato più di venti anni prima emigrando in Francia. Nel mondo del porto tutti lo conoscono come "Vezio il francese" e il rispetto verso il coraggioso anarchico è pressochè unanime. Il figlio Enio lo ricorda con orgoglioso affetto descrivendolo come un uomo burbero e taciturno ma buono come un pezzo di pane. Non aveva vizi nè particolari passioni tranne quella dell’opera lirica che ascoltava spesso in religioso silenzio non senza versare qualche lacrima di commozione. Persona riservata si intratteneva quasi quotidianamente con pochi amici tra i quali Adone, titolare dell'omonimo chiosco sul Viale Italia e Aldo Ronda, il benzinaio dei Tre Ponti, anch'egli noto antifascista. Vezio non parlava mai dei suoi trascorsi politici nè si vantava di ciò che aveva fatto. Sul finire degli anni Settanta il sindaco Nannipieri consegnò alla sua famiglia una pergamena che attestava il suo ruolo di oppositore del Fascismo. Vezio Del Nudo è stato davvero una fulgida figura di indomito combattente della libertà, un vero e proprio "Pertini livornese" che meriterebbe quanto meno di vedersi intitolata una strada, magari proprio nella sua amata Ardenza.

Link: https://www.iltirreno.it/livorno/cronac ... .100279947
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