Partite giocate a Livorno in campo neutro

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Etruria
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Re: Partite giocate a Livorno in campo neutro

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Altro che ultras Italia
I croati erano dei veri nazi
Degni eredi dei boia ustascia
Feccia reale..
Livorno ovunque giocherai
Noi siamo della Nord e non ti lasceremo mai
E tutti uniti..

Magnozzi Stua Silvestri Merlo Bimbi Lessi Picchi
Lupo Balleri Maggini Miguel Cristiano Lucarelli IGOR
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piazza
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Re: Partite giocate a Livorno in campo neutro

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Sempre riguardo a Italia-Croazia, ho ritrovato anche questo volantino:

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piazza
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Re: Partite giocate a Livorno in campo neutro

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Italia B-Ungheria B 2-1 del 1955:





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Re: Partite giocate a Livorno in campo neutro

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Quella notte che a Livorno ci incantarono le stelle del Brasile
Ricorre l’anniversario della storica partita delle Olimpiadi del 1960. Contro la Gran Bretagna segnò subito il giovane fuoriclasse Gerson
di Flavio Lombardi

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Livorno La data è quella di oggi, 26 agosto, ma l’orologio fa un salto indietro al 1960. In classifica spopola Peppino di Capri con “Nessuno al mondo” e anche Mina con la prima versione de “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli. C’è anche l’onda lunga dell’uscita in febbraio della “Dolce vita”.

Ore 21, l’appuntamento è allo Stadio Comunale, dove per la giornata inaugurale calcistica dei Giochi Olimpici di Roma, c’è in programma una partita. Non una come tante, perché si tratta di Brasile-Gran Bretagna, praticamente il clou, considerando il resto che, nel medesimo giorno, si sfida sui campi delle altre sedi designate. Questione di blasone, se gli addetti ai lavori guardano con più interesse a quel che succederà dalle nostre parti. Perché a Grosseto c’è Bulgaria-Turchia, a Pescara, Jugoslavia-Repubblica Araba Unita, a Napoli Italia-Taiwan; nella capitale, al Flaminio, prima Danimarca-Argentina e poi Polonia-Tunisia, Firenze propone Francia -Perù e a L’Aquila, s’incrociano Ungheria-India. Tutti gli impianti protagonisti di quella edizione, utilizzati da subito per una manifestazione a 16 squadre.

Una ricorrenza come tante, questo 26 agosto, non fosse che ci sono anche curiosità che riguardano la città, il nostro stadio e la storia amaranto.
Cominciamo con Joel Esciua, un brasiliano a Livorno, ma che risiede a Londra. Sembra un filo rosso, un tocco di attualità che ci riporta a quei novanta minuti che gremirono uno stadio in quasi ogni ordine di posto quando ancora la capienza del catino ardenzino era fissata sugli almanacchi a 22mila. Incontro finito con lo stesso risultato di quella che è passata alla storia come la partita del secolo fra due altre nazionali: 4-3, su un’erba per l’occasione tirata a lucido. Esciua, brasiliano di San Paolo, la città più popolosa del paese sudamericano, ma anche quella con una forte presenza di oriundi italiani. Fresco presidente dell’Unione Sportiva, e con il suo primo torneo ancora da cominciare, da qui innanzi, seduto nel pozzetto della tribuna d’onore, penserà un po ’a quella partita dove si sono incontrate le rappresentative di due paesi per differenti motivi, a lui cari.

Prima notturna

Il Brasile che sale le scale del sottopassaggio, pronto a riscuotere l’applauso labronico, è alla sua terza partecipazione a cinque cerchi, ed è affidato alla direzione di Vicente Feola uno che viene pure lui da San Paolo e con radici di Castellabate, provincia di Salerno.

Agli ordini del tedesco occidentale Kandlbinder, davanti ad oltre 13 mila paganti e circa ventimila presenze, il Brasile si schiera con Martins, Franco, Randazo, Dias, Caetano, Batista, Machado, Ferreira, Da Silva, De Oliveira, Alves. La formazione avversaria, quella britannica (alle Olimpiadi, gli inglesi, i gallesi, gli scozzesi e gli irlandesi sono tutti insieme) invece con Pinner, Thompson, Holt, Mc Kinven, Brown I, Sleap, Lewis, Brown II, Hasty, Linsay, Devine. Le cronache del nostro giornale testimoniano un evento per la città e per il nostro stadio, che non può passare inosservato: è la prima volta che all’Ardenza si gioca al calcio in notturna.

Chi ha passato i 50 anni, ricorda bene i tralicci che sono stati il regalo delle Olimpiadi; affogati in un basamento di cemento armato, fatti come quelli che vediamo ancora oggi dell’alta tensione, dipinti di verde e le lampade messe in ordine rettangolare. Furono rimossi a inizio anni’80, in attesa del nuovo impianto che per il football vide il battesimo in Coppa Italia contro l’Udinese, prima di ricevere il Napoli di Maradona e Careca. Era il Livorno che l’anno prima aveva vinto la Coppa Italia di serie C, ottenendo il diritto a disputare la manifestazione con i “grandi”.

Quelle luci, ormai di vecchia concezione, producevano sul campo ombre dei giocatori “a croce”. Ma per l’epoca, erano comunque tanta roba. Si pensi che in Italia, la prima partita sotto i riflettori, con medesima tecnologia, si era giocata al Comunale di Torino il 25 maggio del’58. Fu uno Juventus-Roma 3-0. Prima volta in notturna come detto, ma prima e unica volta che le due squadre si sono incontrate in questa competizione. Non è mai più accaduto. E quando dovesse ricapitare, come precedente singolo ci sarà quello del 26 agosto 1960. A Livorno. Una partita “dimenticata” che attende di essere ricordata come un 4-3 a ritmo di spettacolo.

Il sinistro dorato

Ma fu anche la sera del debutto di un giovane 19enne del Flamengo che in quel tabellino si legge anonimamente come De Oliveira. Abbreviazione di Gerson De Oliveira Nunes, ovvero Gerson. Si, quel Gerson. Fu proprio lui, dopo nemmeno 60 secondi a firmare la rete del vantaggio verdeoro. Ne segnerà altri tre, a quelli di Taiwan. Chiamato “Canhotinha de ouro”, cioè piede sinistro dorato, entrerà nella storia del calcio della sua nazione come forse l’uomo più decisivo del Brasile che sconfisse l’Italia 10 anni dopo nella finale dell’Atzeca. E non solo per il gol del 2-1. Era il cervello che armava gente come Pelè, Jairzinho e Tostao.

Uno a zero per il Brasile grazie a Gerson, ma dopo tanto dominio, poco dopo la mezzora arriva il pareggio con Brown I, centravanti con l’8 sulla maglia. Britannici che rischiano di andare anche sopra prima del riposo. Tutto rimandato al 2’della ripresa, con Lewis ad approfittare di un’incertezza del portiere. Il Brasile non ci sta. Coglie la traversa, imitato dagli avversari che centrano il palo poco dopo. Equilibrio, fino al grave infortunio del terzino Thompson. La Gran Bretagna resta in 10 (non ci sono sostituzioni) e il Brasile prende campo. Specialmente col mediano Dias dal quale parte al 17’ l’azione del 2-2 con Da Silva e il 3-2 arriva a ruota con una sassata di Machado. Altri 8’e ancora Da Silva fa il 4-2. Non è chiusa. Perché Brown II accorcia al 41’e agita lo spettro del pari.

Atmosfera, prezzi e i gagliardetti

Si, l’orologio indietro di 63 anni, 26 agosto 1960, due differenti stili: una nazionale con tanti talenti ma che alle Olimpiadi otterrà soddisfazioni tanto tempo dopo, contro una rappresentativa che aveva già vinto l’oro due volte. Cancelli aperti un’ora e mezzo prima, biglietti a 3 mila lire in tribuna, 1500 in gradinata e 500 in curva. “L’atmosfera segna il coronamento della perfetta organizzazione curata scrupolosamente dal Comitato Livornese della XVII Olimpiade, presieduto dall’infaticabile Ottorino Giacomelli. Onore ai dirigenti dell’Unione Sportiva Livorno che, dal commendator Ardisson al comm. Tedeschi, dal dottor Romano al signor Nieri e il signor Busoni, hanno fatto di tutto per rendere tutto bello e accogliente come mai era avvenuto”. Filarmonica cittadina addetta ad eseguire gli inni, Enrica Ardisson, figlia del presidente del Livorno a fare omaggio del gagliardetto del Livorno ai due capitani. Oggi, 26 agosto di 63 anni fa. Quella volta che il Brasile ha battuto i britanici. A Livorno.

Altre curiosità di quell’Olimpiade

A Livorno si giocarono poi Danimarca-Polonia (29 agosto) e Turchia Emirati Arabi Uniti (1 settembre). Azzurri, con un tocco d’amaranto: passato e futuro. Allenati da “Gipo”Viani che con l’Ambrosiana nel’ 29 esordì contro il Livorno, ma che con noi giocò in serie A nel’38/39. E poi quel ragazzo dell’Udinese. Nome slavo, Burgnich. Che, sulla panchina di Bella Divisa, cominciò la carriera nel ’78/79 uscito dal “supercorso” di Coverciano. L’Italia perse alla monetina nella semifinale con la Jugoslavia (era finita 1-1) e cedendo anche nella finalina con l’Ungheria che presentava la maglia ripresa dalla grande Honved di Puskas, Hidegkuti, Czibor e Kocsis negli anni ’50. Spudoratamente copiata d a quella della prima metà anni ’20 del Livorno: amaranto con banda bianca orizzontale e la riga verde.



https://www.iltirreno.it/livorno/cronac ... .100370322

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"Bandera" amaranto, stretta in fronte, carica di dolor, ma terrà sempre fronte
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