Cile-Urss, quella partita farsa nello stadio dei desaparecidos
Inviato: gio 14 set 2023, 9:17
Cile-Urss, quella partita farsa nello stadio dei desaparecidos
di Luigi Panella
Il 21 novembre del 1973 è fissato lo spareggio tra le due nazionali per l’accesso ai campionati del mondo in Germania. A Santiago, da due mesi, ha preso il potere con un golpe Augusto Pinochet e i sovietici decidono, per protesta, di non presentarsi. La partita, però, si gioca lo stesso, con in campo una sola squadra. Perché così vogliono il dittatore e la Fifa
''La tranquillità è totale''. E’ scritto nel rapporto della Fifa, stilato non da due osservatori qualunque, ma da Abilio D’Almeida, un brasiliano che fa da vice all'ormai vecchio presidente Sir Stanley Rous (che di lì a poco cederà il passo a un altro brasiliano, il potentissimo Joao Havelange), e da Helmuth Kaeser, uno svizzero che ricopre la carica di segretario generale.
"Tranquilltà totale". Eppure lo Stadio Nacional di Santiago del Cile è diventato una immensa prigione dove mandare chi non la pensa come Augusto Pinochet: da pochi giorni comanda lui, da pochi giorni in Cile c'è una dittatura militare. "Tranquillità totale", la partita si può regolarmente giocare sul suolo cileno. E mentre gli inviati della Fifa lo affermano, con loro davanti ai giornalisti c'è Patricio Carvajal, un ammiraglio che di Pinochet è ministro della Difesa. La partita, che deve assegnare uno dei 16 posti per il Mondiale del 1974 in Germania Ovest, è Cile-Unione Sovietica. Quel rapporto della Fifa - anche se ancora in pochi se lo immaginano - è il lasciapassare per una delle più grandi farse della storia del calcio.
Giorno fissato, 21 novembre. Stadio Nacional. Ma qui bisogna riavvolgere il nastro, perché è una storia con mille sfaccettature. La prima è il regolamento, che prevede uno spareggio tra vincente del gruppo 9 europeo (appannaggio dell'Unione Sovietica sulla Francia immediatamente precedente all'era Platini, e sull'Eire), e il gruppo 3 del Sudamerica. Solo che definirlo gruppo... Il Venezuela si è ritirato, di fatto restano Cile e Perù. I peruviani sembrerebbero più forti: hanno disputato un grande Mondiale tre anni prima e quella squadra è più o meno la stessa che nel 1975 conquisterà la Coppa America togliendosi lo sfizio di andare a vincere 3-1 al Maracanà contro il Brasile.
In effetti il Perù vince a Lima 2-0, ma il Cile restituisce nella stessa misura a Santiago. Spareggio a Montevideo, la Roja vince 2-1: è il 5 agosto, in Cile il presidente è Salvador Allende, resta poco più di un mese di democrazia. Quando invece deve disputarsi la prima gara dell’altro spareggio, il 26 settembre a Mosca, in Cile la libertà è già un ricordo. Preparare una partita di calcio in una situazione del genere non è una cosa semplice, ci sono perquisizioni di tutto e di tutti. "Ci facevano passare solo perché vedevano la borsa della nazionale di calcio", racconterà il difensore Eduardo Herrera.
I cileni in Unione Sovietica ci vanno, ma della partita non esiste mezza immagine filmata. La Guerra Fredda vive uno dei punti massimi, e la strategia americana contro il primo governo marxista dell'America Latina e a favore del Golpe è evidente. Lo risulterà ancora più in futuro quando saranno desecretati dei documenti della Nsa (National security agency) che faranno ulteriore chiarezza suo ruolo dell'amministrazione Nixon. Il segretario generale del Pcus, Leonid Breznev, dal canto suo è categorico: niente trasmissione in tv della partita.
Finisce 0-0. Cronache scarne parlano di un dominio dell'Urss (non a caso vicecampione d'Europa), ma i cileni sembra la facciano franca grazie a un arbitro brasiliano Armando Marques, etichettato come fervente anticomunista. Secondo round il 21 novembre, e Breznev stavolta è ancora più deciso. Si giochi, ma solo su campo neutro in Germania Ovest. Non sarebbe una novità, ci sono altri spareggi per andare alla fase finale del mondiale 1974 e si giocano entrambi nella nazione che la ospiterà. Uno è Svezia-Austria, vinto dai primi in un clima polare al limite delle possibilità umane. L'altro è Jugoslavia-Spagna, e qui la spuntano i Plavi. Europa Orientale ben rappresentata: oltre ai balcanici si sono qualificate anche Bulgaria e Germania Est. Tutte nazionali al fianco dell'Urss nella richiesta di campo neutro.
Ma niente da fare. "Tranquillità totale" per quelli della Fifa. Eppure sugli spalti ci sono migliaia di oppositori del regime controllati dai militari. "Ma visitarono solo il campo, a noi ci guardarono da lontano", ricorderà Gregorio Mena Barrales, all'epoca governatore socialista di Puente Alto. La partita a Santiago è dunque confermata. È a questo punto che dalla parte sovietica c'è la decisione irrevocabile. Non si parte per il Cile. Appare chiaro quale sarà la squadra qualificata. Basterebbe una vittoria a tavolino, ma serve una firma sulla farsa. Squadre in campo quindi. Anzi, squadra in campo. C'è anche l'arbitro, di 'parte'. È il cileno Rafael Hormazábal. Fischia l'inizio, poi pochi ma interminabili secondi. La palla la toccano parecchi giocatori cileni fino a quando arriva a Caszely: idee comuniste dichiarate. Non sarà lui a mettere la palla in rete, anzi vorrebbe scagliarla via. Poi decide di porgerla a Francisco Valdes, il capitano che è anche un militante di sinistra.
Tutto secondo copione. La palla che entra in porta, il fischio finale, l'amichevole a seguire con il Santos da dare in pasto alla gente che si è prestata alla farsa. Una squadra brasiliana, anche qui non è un caso: anche in Brasile c'è una dittatura militare che dura da tempo. Caszely sarà l'unico a non stringere la mano a Pinochet prima della partenza per la Germania e diventerà il capro espiatorio per l'esito fallimentare della spedizione. I cileni sono nel girone contro gli ingiocabili tedeschi dell'Ovest (1-0, decide una rete del maoista Paul Breitner, espulso proprio Caszely), ma non vengono a capo neanche della modesta Australia e della DDR. Ironia della sorte, eliminati proprio da un giocatore e da un paese comunista.
https://www.repubblica.it/dossier/sport ... 9-P5-S4-T1
di Luigi Panella
Il 21 novembre del 1973 è fissato lo spareggio tra le due nazionali per l’accesso ai campionati del mondo in Germania. A Santiago, da due mesi, ha preso il potere con un golpe Augusto Pinochet e i sovietici decidono, per protesta, di non presentarsi. La partita, però, si gioca lo stesso, con in campo una sola squadra. Perché così vogliono il dittatore e la Fifa
''La tranquillità è totale''. E’ scritto nel rapporto della Fifa, stilato non da due osservatori qualunque, ma da Abilio D’Almeida, un brasiliano che fa da vice all'ormai vecchio presidente Sir Stanley Rous (che di lì a poco cederà il passo a un altro brasiliano, il potentissimo Joao Havelange), e da Helmuth Kaeser, uno svizzero che ricopre la carica di segretario generale.
"Tranquilltà totale". Eppure lo Stadio Nacional di Santiago del Cile è diventato una immensa prigione dove mandare chi non la pensa come Augusto Pinochet: da pochi giorni comanda lui, da pochi giorni in Cile c'è una dittatura militare. "Tranquillità totale", la partita si può regolarmente giocare sul suolo cileno. E mentre gli inviati della Fifa lo affermano, con loro davanti ai giornalisti c'è Patricio Carvajal, un ammiraglio che di Pinochet è ministro della Difesa. La partita, che deve assegnare uno dei 16 posti per il Mondiale del 1974 in Germania Ovest, è Cile-Unione Sovietica. Quel rapporto della Fifa - anche se ancora in pochi se lo immaginano - è il lasciapassare per una delle più grandi farse della storia del calcio.
Giorno fissato, 21 novembre. Stadio Nacional. Ma qui bisogna riavvolgere il nastro, perché è una storia con mille sfaccettature. La prima è il regolamento, che prevede uno spareggio tra vincente del gruppo 9 europeo (appannaggio dell'Unione Sovietica sulla Francia immediatamente precedente all'era Platini, e sull'Eire), e il gruppo 3 del Sudamerica. Solo che definirlo gruppo... Il Venezuela si è ritirato, di fatto restano Cile e Perù. I peruviani sembrerebbero più forti: hanno disputato un grande Mondiale tre anni prima e quella squadra è più o meno la stessa che nel 1975 conquisterà la Coppa America togliendosi lo sfizio di andare a vincere 3-1 al Maracanà contro il Brasile.
In effetti il Perù vince a Lima 2-0, ma il Cile restituisce nella stessa misura a Santiago. Spareggio a Montevideo, la Roja vince 2-1: è il 5 agosto, in Cile il presidente è Salvador Allende, resta poco più di un mese di democrazia. Quando invece deve disputarsi la prima gara dell’altro spareggio, il 26 settembre a Mosca, in Cile la libertà è già un ricordo. Preparare una partita di calcio in una situazione del genere non è una cosa semplice, ci sono perquisizioni di tutto e di tutti. "Ci facevano passare solo perché vedevano la borsa della nazionale di calcio", racconterà il difensore Eduardo Herrera.
I cileni in Unione Sovietica ci vanno, ma della partita non esiste mezza immagine filmata. La Guerra Fredda vive uno dei punti massimi, e la strategia americana contro il primo governo marxista dell'America Latina e a favore del Golpe è evidente. Lo risulterà ancora più in futuro quando saranno desecretati dei documenti della Nsa (National security agency) che faranno ulteriore chiarezza suo ruolo dell'amministrazione Nixon. Il segretario generale del Pcus, Leonid Breznev, dal canto suo è categorico: niente trasmissione in tv della partita.
Finisce 0-0. Cronache scarne parlano di un dominio dell'Urss (non a caso vicecampione d'Europa), ma i cileni sembra la facciano franca grazie a un arbitro brasiliano Armando Marques, etichettato come fervente anticomunista. Secondo round il 21 novembre, e Breznev stavolta è ancora più deciso. Si giochi, ma solo su campo neutro in Germania Ovest. Non sarebbe una novità, ci sono altri spareggi per andare alla fase finale del mondiale 1974 e si giocano entrambi nella nazione che la ospiterà. Uno è Svezia-Austria, vinto dai primi in un clima polare al limite delle possibilità umane. L'altro è Jugoslavia-Spagna, e qui la spuntano i Plavi. Europa Orientale ben rappresentata: oltre ai balcanici si sono qualificate anche Bulgaria e Germania Est. Tutte nazionali al fianco dell'Urss nella richiesta di campo neutro.
Ma niente da fare. "Tranquillità totale" per quelli della Fifa. Eppure sugli spalti ci sono migliaia di oppositori del regime controllati dai militari. "Ma visitarono solo il campo, a noi ci guardarono da lontano", ricorderà Gregorio Mena Barrales, all'epoca governatore socialista di Puente Alto. La partita a Santiago è dunque confermata. È a questo punto che dalla parte sovietica c'è la decisione irrevocabile. Non si parte per il Cile. Appare chiaro quale sarà la squadra qualificata. Basterebbe una vittoria a tavolino, ma serve una firma sulla farsa. Squadre in campo quindi. Anzi, squadra in campo. C'è anche l'arbitro, di 'parte'. È il cileno Rafael Hormazábal. Fischia l'inizio, poi pochi ma interminabili secondi. La palla la toccano parecchi giocatori cileni fino a quando arriva a Caszely: idee comuniste dichiarate. Non sarà lui a mettere la palla in rete, anzi vorrebbe scagliarla via. Poi decide di porgerla a Francisco Valdes, il capitano che è anche un militante di sinistra.
Tutto secondo copione. La palla che entra in porta, il fischio finale, l'amichevole a seguire con il Santos da dare in pasto alla gente che si è prestata alla farsa. Una squadra brasiliana, anche qui non è un caso: anche in Brasile c'è una dittatura militare che dura da tempo. Caszely sarà l'unico a non stringere la mano a Pinochet prima della partenza per la Germania e diventerà il capro espiatorio per l'esito fallimentare della spedizione. I cileni sono nel girone contro gli ingiocabili tedeschi dell'Ovest (1-0, decide una rete del maoista Paul Breitner, espulso proprio Caszely), ma non vengono a capo neanche della modesta Australia e della DDR. Ironia della sorte, eliminati proprio da un giocatore e da un paese comunista.
https://www.repubblica.it/dossier/sport ... 9-P5-S4-T1