da Il Fatto Quotidiano 20/12/2021
Resa dei conti per gli abusi: il Papa indaga sulla Spagna
FINORA 251 NUOVI CASI I REPORTER HANNO VERIFICATO PER TRE ANNI I FATTI SEGNALATI VIA EMAIL
»Michela A. G. Iaccarino
Fino a ieri sugli atti di pedofilia commessi dal clero spagnolo su migliaia di bambini vigeva il silenzio: quello reo delle gerarchie religiose, quello afflitto delle vittime inascoltate o nascoste nel loro doloroso segreto. A romperlo è stato il meticoloso lavoro di 15 solerti giornalisti del quotidiano spagnolo
El País, che dal 2018 hanno cominciato a raccogliere, città dopo città, di regione in regione, storie e testimonianze di quanti sono stati violentati
dai sacerdoti dal 1943 al 2018. Nel dossier di 385 pagine sono minuziosamente catalogati 251 casi di violenza commessi dai preti spagnoli negli ultimi 80 anni. Degli abusatori, appartenenti a 31 diocesi e 31 ordini religiosi, hanno parlato le loro vittime: sono 1237, ma la cifra è in aumento. IL “DOSSIER SPAGNOLO” lo ha consegnato direttamente nelle mani di Papa Francesco, mentre l’aereo del Pontefice volava dalla Grecia di ritorno su Roma, Daniel Verdu, da cinque anni corrispondente di El País in Italia e al Vaticano. Un gesto che è stato l’atto finale di un lavoro collettivo dei reporter che tre anni fa hanno cominciato a chiedersi perché mancava una banca dati degli abusi commessi dai religiosi del loro Paese. Sono quei giorni, dice Verdu, che “vale la pena fare il giornalista e pensi che questo mestiere serva ancora a qualcosa”. Per fare giustizia serve venire alla luce: “Molti abusati hanno
bussato alle porte della chiesa per anni, hanno collezionato false promesse, sono stati ingannati”, dice Verdu. Che il report arrivasse sotto gli occhi
di Francesco senza passare per altre mani era una condizione posta da quanti hanno trovato la forza di parlare: “Non è una forma ortodossa, ma le vittime si fidano ormai solo del Papa, era una delle premesse per aprire un’inchiesta di cui solo noi abbiamo i nomi, volevamo essere sicuri che ci
fosse una responsabilità diretta del Vaticano”. Molti dei reporter storie di abusi le avevano sentite da amici e conoscenti. Tre anni fa però hanno cominciato a interrogarsi sull'inesistenza di un archivio ufficiale che catalogasse le violenze dei presbiteri su minori: “Così abbiamo aperto una mail: abu -
sos@elpais.es”. Il risultato è stata l'esplosione, inizialmente digitale, di quel silenzio obbligato: “Ci hanno scritto migliaia di persone”. Sono emersi i nomi dei primi 25 religiosi. NEI COLLEGI, NEI SEMINARI, nelle sale buie delle sacrestie dove erano costretti a calare il capo i chierichetti. “Ovunque ci fosse contatto tra preti e bambini”. Come scrive El País , quello della pedofilia dei preti spagnoli, era un “secreto a voces”, un falso segreto di cui tutti sapevano “ma facevano finta di niente”. Come in Usa e Francia, le denunce venivano insabbiate, i pedofili trasferiti di diocesi
in diocesi. “In un Paese cattolico come la Spagna” vige la cultura del “facciamo finta che non è successo niente: le famiglie più umili si vergognavano,
le vittime portavano dentro il loro dolore per anni, il clero invece ha omesso tutto in una maniera volontaria e mafiosa. Con quella mail le vittime hanno visto la possibilità di parlare in massa”, dice Verdu. “Il nostro obiettivo è che la Spagna crei una commissione indipendente come hanno fatto in Usa o in Germania: non ci sono motivi per pensare che nel nostro Paese ci siano meno casi di quelli scoperti a Parigi”. Ai due confini esterni di Madrid, il
Portogallo avvia le sue indagini, mentre la Francia ha confermato che sono state almeno 218mila le vittime di abusi dei religiosi dal 1950 ad oggi. Germania, Belgio, Irlanda hanno cominciato a scavare nei segreti dei loro uomini di Dio da quando gli Stati Uniti hanno cominciato nel 2002.
Il Vaticano ha reagito pronto ed immediato: Papa Francesco ha subito dato solidarietà alle vittime e incaricato dell'indagine la Congregazione per la Dottrina della fede, istituzione guidata dal gesuita spagnolo Luis Ladaria. La Conferenza episcopale spagnola è rimasta invece in silenzio, chiusa nel suo
tradizionale mutismo, “confermando il timore delle vittime che non si fidano più della cupola ecclesiastica”. Anche se i vertici religiosi iberici hanno visto in questa inchiesta una “battaglia ideologica anti-clericale” di El País, dice il corrispondente di aver incontrato “ religiosi, pochi ma presenti, che ti ringraziano e si impegnano in questa lotta e ti aiutano. È difficile trovarli, ma io ho avuto la fortuna di incrociarne alcuni”. Degli abusi dei preti spagnoli ora parla il mondo e “vedremo cosa succederà domani”, dice Verdu: “Potrebbe esserci un effetto-chiamata, altre vittime potrebbero sentirsi libere di raccontare la loro storia: la nostra mail è ancora aperta e funzionante”.
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