piazza ha scritto: ↑mar 3 giu 2025, 8:41
È giunta l’ora di cambiare la legge sul referendum: si raccolgano più firme ma si levi il quorum.
Non ho capito per quale motivo elezioni dove non ci va un cazzo di nessuno a votare e viene eletta gente che è espressione di un 20% degli aventi diritto vanno bene e referendum con percentuali bulgare invece no perché ci vuole tot votanti.
Giusta osservazione sul problema del quorum.
Proprio oggi, sul FAtto Quotidiano, c'è un articolo riguardo al quorum e la sempre maggiore difficoltà a raggiungerlo.
IL QUORUM A OSTACOLI DEI REFERENDUM
COME FORSE QUALCUNO sa domenica e lunedì si vota: no, non sul colpevole di Garlasco, come pure potrebbe sembrare, ma per 5 referendum.
Non ci occuperemo qui del merito dei quesiti, ma di un fatterello non irrilevante, ancorché poco sottolineato, rispetto all’istituto referendario in sé e alla sua capacità di essere uno strumento funzionante di democrazia diretta: la questione della crescita abnorme della platea elettorale che risiede all’estero, che fa registrare una strutturale bassa affluenza al voto e rende ancor più complicato arrivare al fatidico 50% più uno dei votanti. Per capirci, serve qualche numero. Nel 2011, negli ultimi referendum abrogativi validi (nucleare e acqua pubblica), gli elettori residenti in Italia erano 47,1 milioni, quelli all’estero 3,3 milioni, circa il 6,5% del totale. Nel 2022, ai referendum (falliti) sulla giustizia, gli elettori residenti nei confini erano un milione in meno (46,1), quelli all’estero quasi un milione e mezzo in più (4,7 milioni). In attesa che il Viminale pubblichi i dati ufficiali si può già dire che la prima parte della platea è diminuita, all’ingrosso sotto i 46 milioni, la seconda cresciuta, verosimilmente attorno ai 5 milioni, il 10% circa del totale. Basti dire che gli iscritti all’Aire, l’anagrafe dei residenti all’estero, sono passati dai 5,9 milioni del 2022 ai 6,5 milioni attuali (erano 4,1 milioni nel 2011, due milioni e mezzo nel 2001). Se alle Politiche l’effetto è sterilizzato dai collegi esteri e alle Amministrative dalla registrazione nei Comuni d’origine (che ha però l’effetto di abbassare l’affluenza), nei referendum le due platee sono una
sola e quella dei residenti all’estero tende a votare assai poco: dal 16 al 23% in quelli abrogativi. Applicando al 2011 le proporzioni odierne, per dire,
l’affluenza avrebbe perso un punto e mezzo (dal 54,8 al 53,3%). Non solo: a guardare i flussi annuali questo processo è ben lontano dall’essere
concluso e avrà, dunque, effetti ancora maggiori in futuro. Si può certo, legittimamente, puntare sul fallimento di un referendum, farlo lasciando in
vigore questa specie di quorum a ostacoli basato su numeri irreali significa invece puntare sul fallimento di ogni forma di democrazia diretta (che
poi pure quella indiretta non è che se la passi così bene...).
MARCO PALOMBI
Ora io penso che sarebbe più che giusto eliminare il quorum affinchè i partiti siano obbligati a proporre la scelta tra il si e il no.
Suggerire di andare al mare, non ritirare la scheda o disertare il voto sarebbe loro controproducente.