Anche Adriano Novi Lena e Francesco Maria Mimbelli
Personaggi di oggi e di ieri
Re: Personaggi di oggi e di ieri
La vita è quella malattia inguaribile che inevitabilmente conduce alla morte
- pottineamorte
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- Iscritto il: lun 18 gen 2021, 23:32
Re: Personaggi di oggi e di ieri
Magari dico la cazzata, ma un livornese illustre molto sottovalutato è stato Emilio Cigoli, uno dei più grandi doppiatori della storia del cinema.
La leggendaria frase "francamente, me ne infischio!" di Via col vento la disse lui.
La leggendaria frase "francamente, me ne infischio!" di Via col vento la disse lui.
Re: Personaggi di oggi e di ieri
Su internet ho cercato chi ha sepoltura o solo lapide al famedio di Montenero.
Francesco Domenico Guerrazzi (già citato)
Carlo Bini
Enrico Pollastrini
Carlo Meyer
Paolo Emilio Demi
Giovanni fattori (già citato)
Giovanni Marradi
Ernesto Rossi
Mario Puccini
Dario Niccodemi
Gustavo Salvini
Guelfo Civinini
Pietro Mascagni (già citato)
Amedeo Modigliani (già citato)
Giosue Borsi
Io aggiungerei anche
Andrea Sgarallino (insieme al fratello Jacopo)
Giotto Bizzarrini (anche se è ancora vivo. Con quel nome come faceva a non far le auto con le ruote tonde? )
e non mancherei di considerare Bruna Barbieri (La Ciucia).
https://www.livornotoday.it/social/ciuc ... toria.html
Francesco Domenico Guerrazzi (già citato)
Carlo Bini
Enrico Pollastrini
Carlo Meyer
Paolo Emilio Demi
Giovanni fattori (già citato)
Giovanni Marradi
Ernesto Rossi
Mario Puccini
Dario Niccodemi
Gustavo Salvini
Guelfo Civinini
Pietro Mascagni (già citato)
Amedeo Modigliani (già citato)
Giosue Borsi
Io aggiungerei anche
Andrea Sgarallino (insieme al fratello Jacopo)
Giotto Bizzarrini (anche se è ancora vivo. Con quel nome come faceva a non far le auto con le ruote tonde? )
e non mancherei di considerare Bruna Barbieri (La Ciucia).
https://www.livornotoday.it/social/ciuc ... toria.html
Ultima modifica di Jobbe il sab 25 giu 2022, 14:56, modificato 2 volte in totale.
La vita è quella malattia inguaribile che inevitabilmente conduce alla morte
Re: Personaggi di oggi e di ieri
Ci sarebbero anche Doris Duranti e soprattutto Galeazzo Ciano..
Re: Personaggi di oggi e di ieri
Doris Duranti mi girava nella testa ma non mi veniva il nome.
Per Galeazzo allora ci poi mette anche il padre Costanzo...Ma Poi fate voi.
La vita è quella malattia inguaribile che inevitabilmente conduce alla morte
Re: Personaggi di oggi e di ieri
FEDERICO FRUSCIANTE
Un grande conoscitore di cinema, che staresti ad ascoltare per ore mentre parla di film, attori e registi.
Questo è il suo canale youtube, dategli un'occhiata, se siete appassionati della Settima Arte, avete trovato la bua dell'orate: https://www.youtube.com/c/FedericoFrusciante
Un grande conoscitore di cinema, che staresti ad ascoltare per ore mentre parla di film, attori e registi.
Questo è il suo canale youtube, dategli un'occhiata, se siete appassionati della Settima Arte, avete trovato la bua dell'orate: https://www.youtube.com/c/FedericoFrusciante
Re: Personaggi di oggi e di ieri
Ilio Barontini
Ilio Barontini (Cecina, 28 settembre 1890 – Scandicci, 22 gennaio 1951) è stato un partigiano e politico italiano.
Antifascista di matrice anarchica, socialista e, successivamente, comunista, combattente nella guerra di Spagna e in Cina, nella resistenza in Etiopia, in Francia e in Italia, senatore del PCI, cittadino onorario della città di Bologna. Decorato dalle forze alleate con la Bronze Star Medal e dall'Unione Sovietica con l'Ordine della Stella Rossa.
La gioventù
Barontini nacque a Cecina da famiglia di matrice politica anarchica. Sensibile ai temi della politica, a 13 anni era già un militante anarchico. A 15 anni iniziò a lavorare come operaio tornitore presso il Cantiere Orlando di Livorno, iscrivendosi al Partito Socialista Italiano. Negli anni che precedettero la prima guerra mondiale si dichiarò "non interventista". Dopo la guerra, nel 1919, partecipò ai lavori del gruppo politico de L'Ordine Nuovo, fondato da Antonio Gramsci.
Nel 1921 fu fra i fondatori del Partito Comunista d'Italia nel congresso di Livorno. Successivamente fu eletto sia come consigliere comunale che responsabile della Camera del Lavoro della CGIL della città di Livorno. Con l'avvento del fascismo subì arresti, denunce e aggressioni, ma non si arrese mai e tornò sempre alla militanza politica. Fra i dirigenti del Partito Comunista d'Italia fece parte della minoranza favorevole all'ingresso delle formazioni antifasciste di difesa del Partito nel Fronte Unito Arditi del Popolo.
Espatrio in Francia
Per sfuggire alla cattura a seguito di una condanna a tre anni inflittagli dal Tribunale Speciale fascista nel 1931 espatriò avventurosamente in Francia con una pericolosa attraversata in barca attraverso la Corsica, rifugiandosi a Marsiglia. Il suo lavoro di militante rivoluzionario e antifascista proseguì nella clandestinità tra gli esuli italiani.
Nell'URSS e in Cina
In URSS Barontini perfezionò le sue capacità militari presso i centri di addestramento dell'Armata Rossa, frequentando l'Accademia Militare Frunze a Mosca, ottenendo il grado di Maggiore. Il suo primo incarico con quel grado fu in Cina, in appoggio al Partito Comunista Cinese di Mao Tse-tung. Sarà questa esperienza a metterlo per la prima volta in contatto con le tecniche della guerriglia, ampiamente usate e sperimentate dai comunisti cinesi.
In Spagna
Nel 1936 Barontini partecipò in Spagna alle prime fasi della Guerra civile. Sostituì Randolfo Pacciardi, ferito, alla guida del Battaglione Garibaldi (unità combattente italiana delle Brigate Internazionali), nella battaglia di Guadalajara, dimostrando - a detta di Giovanni Pesce, altro combattente del battaglione - eccezionali capacità di trascinatore militare. Il valore e le qualità dimostrate da Barontini a Guadalajara erano così manifeste, che il Comintern decise di inviarlo sul fronte della guerra di Etiopia in appoggio alla Resistenza locale.
In Etiopia
Barontini nel 1938 si trasferì, su indicazione di Giuseppe Di Vittorio, in Etiopia, unendosi ad altri esponenti dell'Internazionale Comunista, i cosiddetti "tre apostoli": Barontini era Paulus, lo spezzino Domenico Rolla era Petrus e il triestino Anton Ukmar era Johannes. Il gruppo degli "apostoli" fondò il foglio La Voce degli Abissini e addestrò e organizzò i guerriglieri etiopici, con risultati talmente positivi da far ottenere a Barontini da parte del Negus il titolo di "vice-imperatore". Venne messa una taglia su di lui, ma il Barontini riuscì a fuggire in Sudan, accolto a Khartoum dal generale britannico Harold Alexander che gli concesse un riconoscimento per i meriti acquisiti nell'organizzazione della resistenza all'invasione fascista italiana in Etiopia.
In Francia
Nel momento in cui la Francia cadde sotto il controllo dei nazisti, con l'ascesa al potere del governo Pétain, Barontini organizzò militarmente i nuclei di partigiani francesi comunisti, denominati "Francs-tireurs partisans (FTP)", fidando sull'appoggio anche della classe operaia francese che mal sopportava gli occupanti tedeschi. I partigiani francesi del Maquis utilizzarono nei combattimenti delle bombe soprannominate "Giobbe", inventate da Barontini stesso, così chiamate dal nome di battaglia da lui utilizzato in Francia.
In Italia
Immediatamente a seguito della caduta del Fascismo e dell'Armistizio dell'8 settembre 1943 Barontini tornò in Italia per contribuire alla lotta di liberazione dai nazifascisti, assumendo il nome di battaglia di "Dario". Dotato di ottime capacità di organizzatore e di una notevole esperienza militare nella guerriglia, durante la Resistenza fu il perno dell'organizzazione antifascista in diverse città e zone d'Italia. Organizzò le Squadre di Azione Patriottica (SAP) e i Gruppi di azione patriottica (GAP) a Torino, a Milano, in Emilia, a Roma. Di lui parla con grande ammirazione Giorgio Amendola in Comunismo, antifascismo e Resistenza.
In Emilia-Romagna diresse la lotta di Resistenza in qualità di comandante del CUMER (Comando Unificato Militare Emilia-Romagna), con centro operativo a Bologna. Antonio Roasio nel suo libro Figlio della classe operaia descrive le peregrinazioni fatte nel centro-nord della penisola da Barontini e del come insegnasse a gappisti e sappisti le tecniche militari apprese in tanti anni di battaglie, sui svariati fronti di guerra (e forse anche dagli esperti istruttori dell'Armata Rossa) - dall'uso di una bomba a mano al metodo più spiccio per far deragliare un convoglio - ricordandolo attivo nel "visitare le città dell'Italia centro-settentrionale per organizzare e far funzionare i gruppi gappisti. Studiava gli uomini, le loro caratteristiche, insegnava i primi elementi sulla costruzione di bombe a mano, bombe a scoppio ritardato, come far deragliare un treno, ecc. Aveva sempre con sé una vecchia borsa sgualcita, che certo non poteva passare per quella di un avvocato. Un giorno gli chiesi che cosa custodisse tanto gelosamente: l'aprì, c'erano dei panini, alcuni oggetti personali e dei candelotti di dinamite.
Nel dopoguerra
Finita la seconda guerra mondiale fece parte della Consulta Nazionale. Fu eletto nel 1946 con il PCI deputato all'Assemblea Costituente nella circoscrizione di Pisa, e nel 1948 al Senato della Repubblica, dove fu segretario della commissione Difesa.
Per la sua attività fu decorato con la Bronze Star ancora dal generale Alexander, mentre Giuseppe Dozza gli conferì il titolo di cittadino onorario della città di Bologna. L'Unione Sovietica gli conferì il prestigioso Ordine della Stella Rossa.
Morì in un incidente automobilistico a Scandicci nel 1951 all'età di 60 anni, di ritorno da un congresso del PCI, assieme ai dirigenti comunisti livornesi Leonardo Leonardi e Otello Frangioni.
Onorificenze
Medaglia commemorativa del periodo bellico 1940-43
Medaglia commemorativa della guerra di liberazione
Medaglia di benemerenza per i Volontari della Guerra 1940–43
Distintivo di Volontario della Libertà
Bronze Star Medal (Stati Uniti d'America)
Ordine della Stella Rossa (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche)
Il ricordo
È stata istituita la Coppa Barontini importante palio remiero livornese.
Link: https://it.wikipedia.org/wiki/Ilio_Barontini
Ilio Barontini. Un protagonista dell’antifascismo internazionale
Ilio Barontini nasce a Cecina (Livorno) il 28 settembre 1890 da due genitori di origini contadine ed è il secondo di cinque figli. Il padre in seguito ad una malformazione che ne causò il ricovero a Roma riuscì a frequentare una scuola professionale e grazie alle competenze lì acquisite fu chiamato dalla famiglia Wassmuth (famiglia valdese da lungo residente a Livorno) ad occuparsi delle loro fabbrica di pipe in città. Ilio presto si sposerà e avrà due figlie, Nara nata nel 1915 ed Era nata nel 1923.
Viene richiamato alle armi durante la 1ᵃ Guerra ma dopo un breve periodo viene destinato alla produzione bellica alla Breda di Milano. Alla fine del conflitto entra come operaio nelle officine ferroviarie della stazione di Livorno. Nel 1920 lo troviamo esponente del Consiglio provinciale del Sindacato Ferrovieri e nel Comitato federale del Psi. Sempre nel 1920 diviene consigliere del Comune di Livorno ed è presente nella giunta Mondolfi con la delega alle finanze come assessore supplente.
Nel 1921 aderisce alla formazione del Partito Comunista d’Italia, sezione della IIIᵃ Internazionale. Assume da subito ruoli di rilievo e si trova a difendere, in contrasto con il centro del Partito, l’adesione dei comunisti agli Arditi del Popolo a fianco degli anarchici, repubblicani e socialisti. Svolgerà un ruolo centrale nell’organizzazione dello sciopero della fine di luglio, organizzato dall’Alleanza del Lavoro. Fu in quell’occasione, in cui la città labronica si trasformò in un vero e proprio scontro armato, che vennero distrutte le sedi della Camera del Lavoro, dello SFI e del PCd’I e avvenne l’assalto all’abitazione dei fratelli Gigli con la morte di Pietro.
Dopo la marcia su Roma viene licenziato insieme a tutti i ferrovieri attivi nella lotta contro lo squadrismo. Tra il 1923 e il 1924 subisce tre arresti, con proscioglimento e assoluzione per insufficienza di prove. Diventa un militante “dormiente” e entra e va a lavorare nella ditta del padre.
Dal 1931 si trova in Francia dove lavora tra gli emigrati e per conto del centro del Partito comunista fino a quando, alla fine del 1932 parte per l’Unione Sovietica dove svolgerà un lavoro politico tra i lavoratori marittimi e poi entrerà come operaio in una fabbrica aereonautica dell’Armata Rossa. Durante il soggiorno sovietico frequenterà il corso per quadri dell’Internazionale. Nel 1935 torna in Francia e da qui poi verrà inviato a combattere in Spagna come ufficiale di Stato maggiore della XII Brigata internazionale. Partecipa alla battaglia in difesa di Madrid, a quella di Albacete e poi al combattimento presso il fiume Jarama. Nel frattempo è divenuto commissario politico del battaglione che si trova sotto il comando militare di Randolfo Pacciardi. Quando Pacciardi sarà ferito in battaglia, il comando, anche militare, passa a Barontini che dirigerà la battaglia di Guadalajara, battaglia che si protrae più di dieci giorni. Dopo questa prova viene nominato commissario politico di Divisione ma alla fine di settembre a causa di un comportamento che verrà sanzionato dal nuovo comandante Klèber come poco ortodosso con l’assenso di Togliatti e contro il parere di Vidali e della Teresa Noce, ritorna in Francia.
In Francia, da parte del Centro estero del Pci, per mezzo di Di Vittorio, gli viene ordinato di recarsi a combattere in Etiopia accanto alla resistenza etiope dove sarà poi raggiunto dallo spezzino Domenico Rolla e da Anton Ukmar. Prenderanno i nomi di battaglia dei tre apostoli: Paulus, Petrus e Johannes, e agiranno in tre zone diverse del paese. Barontini nel territorio di sua competenza riuscirà anche a stampare un giornale bilingue, “La voce degli Abissini”. Sulla loro testa verrà messa una taglia e facendosi il pericolo troppo grave, i tre rientrano passando da Khartoum dove Barontini è accolto dal generale Alexander che più tardi gli conferirà la Bronze Star. Sarà un’esperienza che probabilmente gli tornerà utile per la resistenza armata contro i tedeschi, sia in Francia che in Italia.
In Francia è già in atto l’occupazione tedesca e Barontini rientrato col nome di battaglia “Giobbe” nel sud della Francia, organizza i gruppi dei franc tireurs preparando anche azioni clamorose come quella contro l’Hotel Terminus di Marsiglia, sede del comando delle SS che sarà fatto saltare per aria. Dopo l’8 settembre ritorna clandestinamente in Italia e per ordine del Partito è inviato a costruire i GAP (Gruppi d’azione patriottica).
Con il nome di “Fanti” si sposta tra Emilia Romagna, Piemonte, Toscana, Veneto e Lombardia. Dall’ottobre 1943 è a Bologna dove dirige la lotta armata. Nel maggio del 1944 con il nome di battaglia “Dario” dirigerà per il Pci, l’azione politica delle formazioni partigiane. A giugno prende il governo del Comando Unico Militare dell’Emilia Romagna. Dirigerà con esito positivo la battaglia di Porta Lame a Bologna del novembre 1944 e quella di Monte Formia nel modenese. Alla fine della guerra ritorna a Livorno, entra nel Comitato Centrale del Partito comunista, viene eletto deputato all’Assemblea costituente e segretario della Federazione del Partito comunista a Livorno.
Con le elezioni de 1948 diventa senatore della Repubblica con l’incarico di sottosegretario della Commissione Difesa. Quelli che in quel periodo l’hanno conosciuto ne hanno tramandato un’immagine mitica e, se vogliamo, anche stereotipata. Vestito di un impermeabile sdrucito sembrava aver mantenuto le abitudini della clandestinità, atteggiamento non solo probabile ma comprensibile e, non solo suo, ma di tutti quelli che nel ventennio si erano dovuti guardare non solo le spalle, considerati gli anni cupi in cui si erano trovati a vivere. La morte sopravverrà repentina per un incidente stradale il 22 gennaio 1951. Insieme a lui moriranno altri quadri dirigenti di quel Partito che si vedrà decapitato da cause esterne e imponderabili e per il quale comincerà una lunga fase di transizione verso un nuovo gruppo dirigente.
Oltre alla decorazione della Bronze Star ricevette da Giuseppe Dozza, sindaco di Bologna, il titolo di cittadino onorario della città. Ricevette anche dal’Unione Sovietica il prestigioso Ordine della Stella Rossa.
Link: https://www.toscananovecento.it/custom_ ... nazionale/
Ilio Barontini (Cecina, 28 settembre 1890 – Scandicci, 22 gennaio 1951) è stato un partigiano e politico italiano.
Antifascista di matrice anarchica, socialista e, successivamente, comunista, combattente nella guerra di Spagna e in Cina, nella resistenza in Etiopia, in Francia e in Italia, senatore del PCI, cittadino onorario della città di Bologna. Decorato dalle forze alleate con la Bronze Star Medal e dall'Unione Sovietica con l'Ordine della Stella Rossa.
La gioventù
Barontini nacque a Cecina da famiglia di matrice politica anarchica. Sensibile ai temi della politica, a 13 anni era già un militante anarchico. A 15 anni iniziò a lavorare come operaio tornitore presso il Cantiere Orlando di Livorno, iscrivendosi al Partito Socialista Italiano. Negli anni che precedettero la prima guerra mondiale si dichiarò "non interventista". Dopo la guerra, nel 1919, partecipò ai lavori del gruppo politico de L'Ordine Nuovo, fondato da Antonio Gramsci.
Nel 1921 fu fra i fondatori del Partito Comunista d'Italia nel congresso di Livorno. Successivamente fu eletto sia come consigliere comunale che responsabile della Camera del Lavoro della CGIL della città di Livorno. Con l'avvento del fascismo subì arresti, denunce e aggressioni, ma non si arrese mai e tornò sempre alla militanza politica. Fra i dirigenti del Partito Comunista d'Italia fece parte della minoranza favorevole all'ingresso delle formazioni antifasciste di difesa del Partito nel Fronte Unito Arditi del Popolo.
Espatrio in Francia
Per sfuggire alla cattura a seguito di una condanna a tre anni inflittagli dal Tribunale Speciale fascista nel 1931 espatriò avventurosamente in Francia con una pericolosa attraversata in barca attraverso la Corsica, rifugiandosi a Marsiglia. Il suo lavoro di militante rivoluzionario e antifascista proseguì nella clandestinità tra gli esuli italiani.
Nell'URSS e in Cina
In URSS Barontini perfezionò le sue capacità militari presso i centri di addestramento dell'Armata Rossa, frequentando l'Accademia Militare Frunze a Mosca, ottenendo il grado di Maggiore. Il suo primo incarico con quel grado fu in Cina, in appoggio al Partito Comunista Cinese di Mao Tse-tung. Sarà questa esperienza a metterlo per la prima volta in contatto con le tecniche della guerriglia, ampiamente usate e sperimentate dai comunisti cinesi.
In Spagna
Nel 1936 Barontini partecipò in Spagna alle prime fasi della Guerra civile. Sostituì Randolfo Pacciardi, ferito, alla guida del Battaglione Garibaldi (unità combattente italiana delle Brigate Internazionali), nella battaglia di Guadalajara, dimostrando - a detta di Giovanni Pesce, altro combattente del battaglione - eccezionali capacità di trascinatore militare. Il valore e le qualità dimostrate da Barontini a Guadalajara erano così manifeste, che il Comintern decise di inviarlo sul fronte della guerra di Etiopia in appoggio alla Resistenza locale.
In Etiopia
Barontini nel 1938 si trasferì, su indicazione di Giuseppe Di Vittorio, in Etiopia, unendosi ad altri esponenti dell'Internazionale Comunista, i cosiddetti "tre apostoli": Barontini era Paulus, lo spezzino Domenico Rolla era Petrus e il triestino Anton Ukmar era Johannes. Il gruppo degli "apostoli" fondò il foglio La Voce degli Abissini e addestrò e organizzò i guerriglieri etiopici, con risultati talmente positivi da far ottenere a Barontini da parte del Negus il titolo di "vice-imperatore". Venne messa una taglia su di lui, ma il Barontini riuscì a fuggire in Sudan, accolto a Khartoum dal generale britannico Harold Alexander che gli concesse un riconoscimento per i meriti acquisiti nell'organizzazione della resistenza all'invasione fascista italiana in Etiopia.
In Francia
Nel momento in cui la Francia cadde sotto il controllo dei nazisti, con l'ascesa al potere del governo Pétain, Barontini organizzò militarmente i nuclei di partigiani francesi comunisti, denominati "Francs-tireurs partisans (FTP)", fidando sull'appoggio anche della classe operaia francese che mal sopportava gli occupanti tedeschi. I partigiani francesi del Maquis utilizzarono nei combattimenti delle bombe soprannominate "Giobbe", inventate da Barontini stesso, così chiamate dal nome di battaglia da lui utilizzato in Francia.
In Italia
Immediatamente a seguito della caduta del Fascismo e dell'Armistizio dell'8 settembre 1943 Barontini tornò in Italia per contribuire alla lotta di liberazione dai nazifascisti, assumendo il nome di battaglia di "Dario". Dotato di ottime capacità di organizzatore e di una notevole esperienza militare nella guerriglia, durante la Resistenza fu il perno dell'organizzazione antifascista in diverse città e zone d'Italia. Organizzò le Squadre di Azione Patriottica (SAP) e i Gruppi di azione patriottica (GAP) a Torino, a Milano, in Emilia, a Roma. Di lui parla con grande ammirazione Giorgio Amendola in Comunismo, antifascismo e Resistenza.
In Emilia-Romagna diresse la lotta di Resistenza in qualità di comandante del CUMER (Comando Unificato Militare Emilia-Romagna), con centro operativo a Bologna. Antonio Roasio nel suo libro Figlio della classe operaia descrive le peregrinazioni fatte nel centro-nord della penisola da Barontini e del come insegnasse a gappisti e sappisti le tecniche militari apprese in tanti anni di battaglie, sui svariati fronti di guerra (e forse anche dagli esperti istruttori dell'Armata Rossa) - dall'uso di una bomba a mano al metodo più spiccio per far deragliare un convoglio - ricordandolo attivo nel "visitare le città dell'Italia centro-settentrionale per organizzare e far funzionare i gruppi gappisti. Studiava gli uomini, le loro caratteristiche, insegnava i primi elementi sulla costruzione di bombe a mano, bombe a scoppio ritardato, come far deragliare un treno, ecc. Aveva sempre con sé una vecchia borsa sgualcita, che certo non poteva passare per quella di un avvocato. Un giorno gli chiesi che cosa custodisse tanto gelosamente: l'aprì, c'erano dei panini, alcuni oggetti personali e dei candelotti di dinamite.
Nel dopoguerra
Finita la seconda guerra mondiale fece parte della Consulta Nazionale. Fu eletto nel 1946 con il PCI deputato all'Assemblea Costituente nella circoscrizione di Pisa, e nel 1948 al Senato della Repubblica, dove fu segretario della commissione Difesa.
Per la sua attività fu decorato con la Bronze Star ancora dal generale Alexander, mentre Giuseppe Dozza gli conferì il titolo di cittadino onorario della città di Bologna. L'Unione Sovietica gli conferì il prestigioso Ordine della Stella Rossa.
Morì in un incidente automobilistico a Scandicci nel 1951 all'età di 60 anni, di ritorno da un congresso del PCI, assieme ai dirigenti comunisti livornesi Leonardo Leonardi e Otello Frangioni.
Onorificenze
Medaglia commemorativa del periodo bellico 1940-43
Medaglia commemorativa della guerra di liberazione
Medaglia di benemerenza per i Volontari della Guerra 1940–43
Distintivo di Volontario della Libertà
Bronze Star Medal (Stati Uniti d'America)
Ordine della Stella Rossa (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche)
Il ricordo
È stata istituita la Coppa Barontini importante palio remiero livornese.
Link: https://it.wikipedia.org/wiki/Ilio_Barontini
Ilio Barontini. Un protagonista dell’antifascismo internazionale
Ilio Barontini nasce a Cecina (Livorno) il 28 settembre 1890 da due genitori di origini contadine ed è il secondo di cinque figli. Il padre in seguito ad una malformazione che ne causò il ricovero a Roma riuscì a frequentare una scuola professionale e grazie alle competenze lì acquisite fu chiamato dalla famiglia Wassmuth (famiglia valdese da lungo residente a Livorno) ad occuparsi delle loro fabbrica di pipe in città. Ilio presto si sposerà e avrà due figlie, Nara nata nel 1915 ed Era nata nel 1923.
Viene richiamato alle armi durante la 1ᵃ Guerra ma dopo un breve periodo viene destinato alla produzione bellica alla Breda di Milano. Alla fine del conflitto entra come operaio nelle officine ferroviarie della stazione di Livorno. Nel 1920 lo troviamo esponente del Consiglio provinciale del Sindacato Ferrovieri e nel Comitato federale del Psi. Sempre nel 1920 diviene consigliere del Comune di Livorno ed è presente nella giunta Mondolfi con la delega alle finanze come assessore supplente.
Nel 1921 aderisce alla formazione del Partito Comunista d’Italia, sezione della IIIᵃ Internazionale. Assume da subito ruoli di rilievo e si trova a difendere, in contrasto con il centro del Partito, l’adesione dei comunisti agli Arditi del Popolo a fianco degli anarchici, repubblicani e socialisti. Svolgerà un ruolo centrale nell’organizzazione dello sciopero della fine di luglio, organizzato dall’Alleanza del Lavoro. Fu in quell’occasione, in cui la città labronica si trasformò in un vero e proprio scontro armato, che vennero distrutte le sedi della Camera del Lavoro, dello SFI e del PCd’I e avvenne l’assalto all’abitazione dei fratelli Gigli con la morte di Pietro.
Dopo la marcia su Roma viene licenziato insieme a tutti i ferrovieri attivi nella lotta contro lo squadrismo. Tra il 1923 e il 1924 subisce tre arresti, con proscioglimento e assoluzione per insufficienza di prove. Diventa un militante “dormiente” e entra e va a lavorare nella ditta del padre.
Dal 1931 si trova in Francia dove lavora tra gli emigrati e per conto del centro del Partito comunista fino a quando, alla fine del 1932 parte per l’Unione Sovietica dove svolgerà un lavoro politico tra i lavoratori marittimi e poi entrerà come operaio in una fabbrica aereonautica dell’Armata Rossa. Durante il soggiorno sovietico frequenterà il corso per quadri dell’Internazionale. Nel 1935 torna in Francia e da qui poi verrà inviato a combattere in Spagna come ufficiale di Stato maggiore della XII Brigata internazionale. Partecipa alla battaglia in difesa di Madrid, a quella di Albacete e poi al combattimento presso il fiume Jarama. Nel frattempo è divenuto commissario politico del battaglione che si trova sotto il comando militare di Randolfo Pacciardi. Quando Pacciardi sarà ferito in battaglia, il comando, anche militare, passa a Barontini che dirigerà la battaglia di Guadalajara, battaglia che si protrae più di dieci giorni. Dopo questa prova viene nominato commissario politico di Divisione ma alla fine di settembre a causa di un comportamento che verrà sanzionato dal nuovo comandante Klèber come poco ortodosso con l’assenso di Togliatti e contro il parere di Vidali e della Teresa Noce, ritorna in Francia.
In Francia, da parte del Centro estero del Pci, per mezzo di Di Vittorio, gli viene ordinato di recarsi a combattere in Etiopia accanto alla resistenza etiope dove sarà poi raggiunto dallo spezzino Domenico Rolla e da Anton Ukmar. Prenderanno i nomi di battaglia dei tre apostoli: Paulus, Petrus e Johannes, e agiranno in tre zone diverse del paese. Barontini nel territorio di sua competenza riuscirà anche a stampare un giornale bilingue, “La voce degli Abissini”. Sulla loro testa verrà messa una taglia e facendosi il pericolo troppo grave, i tre rientrano passando da Khartoum dove Barontini è accolto dal generale Alexander che più tardi gli conferirà la Bronze Star. Sarà un’esperienza che probabilmente gli tornerà utile per la resistenza armata contro i tedeschi, sia in Francia che in Italia.
In Francia è già in atto l’occupazione tedesca e Barontini rientrato col nome di battaglia “Giobbe” nel sud della Francia, organizza i gruppi dei franc tireurs preparando anche azioni clamorose come quella contro l’Hotel Terminus di Marsiglia, sede del comando delle SS che sarà fatto saltare per aria. Dopo l’8 settembre ritorna clandestinamente in Italia e per ordine del Partito è inviato a costruire i GAP (Gruppi d’azione patriottica).
Con il nome di “Fanti” si sposta tra Emilia Romagna, Piemonte, Toscana, Veneto e Lombardia. Dall’ottobre 1943 è a Bologna dove dirige la lotta armata. Nel maggio del 1944 con il nome di battaglia “Dario” dirigerà per il Pci, l’azione politica delle formazioni partigiane. A giugno prende il governo del Comando Unico Militare dell’Emilia Romagna. Dirigerà con esito positivo la battaglia di Porta Lame a Bologna del novembre 1944 e quella di Monte Formia nel modenese. Alla fine della guerra ritorna a Livorno, entra nel Comitato Centrale del Partito comunista, viene eletto deputato all’Assemblea costituente e segretario della Federazione del Partito comunista a Livorno.
Con le elezioni de 1948 diventa senatore della Repubblica con l’incarico di sottosegretario della Commissione Difesa. Quelli che in quel periodo l’hanno conosciuto ne hanno tramandato un’immagine mitica e, se vogliamo, anche stereotipata. Vestito di un impermeabile sdrucito sembrava aver mantenuto le abitudini della clandestinità, atteggiamento non solo probabile ma comprensibile e, non solo suo, ma di tutti quelli che nel ventennio si erano dovuti guardare non solo le spalle, considerati gli anni cupi in cui si erano trovati a vivere. La morte sopravverrà repentina per un incidente stradale il 22 gennaio 1951. Insieme a lui moriranno altri quadri dirigenti di quel Partito che si vedrà decapitato da cause esterne e imponderabili e per il quale comincerà una lunga fase di transizione verso un nuovo gruppo dirigente.
Oltre alla decorazione della Bronze Star ricevette da Giuseppe Dozza, sindaco di Bologna, il titolo di cittadino onorario della città. Ricevette anche dal’Unione Sovietica il prestigioso Ordine della Stella Rossa.
Link: https://www.toscananovecento.it/custom_ ... nazionale/
- 19=L=15
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Re: Personaggi di oggi e di ieri
Ora metterlo sotto Barontini x togliere Ilio dal top mi pare quasi blasfemo, però c'è l'ho sotto mano e vado
Poi i film non sono male (ivanone in ovosodo che guarda la finale di coppa italia serie C col Campania è un must assoluto, checché se ne voglia dire di quel film li) e sopratutto onore al merito di aver citato il Livorno in sede "nazionale" , specie in un periodo come questo dove purtroppo non credo che farlo porti chissà che a livello di ritorni di immagine (quindi se lo ha fatto penso che sia perché lo pensa)
Poi i film non sono male (ivanone in ovosodo che guarda la finale di coppa italia serie C col Campania è un must assoluto, checché se ne voglia dire di quel film li) e sopratutto onore al merito di aver citato il Livorno in sede "nazionale" , specie in un periodo come questo dove purtroppo non credo che farlo porti chissà che a livello di ritorni di immagine (quindi se lo ha fatto penso che sia perché lo pensa)
"Bandera" amaranto, stretta in fronte, carica di dolor, ma terrà sempre fronte
Re: Personaggi di oggi e di ieri
A prescindere dal fatto che sia livornese( e questo non può che farmi piacere..)
Oggi è comunque
l'ultima vera icona registica della commedia all'italiana
Oggi è comunque
l'ultima vera icona registica della commedia all'italiana
Livorno ovunque giocherai
Noi siamo della Nord e non ti lasceremo mai
E tutti uniti..
Magnozzi Stua Silvestri Merlo Bimbi Lessi Picchi
Lupo Balleri Maggini Miguel Cristiano Lucarelli IGOR
Noi siamo della Nord e non ti lasceremo mai
E tutti uniti..
Magnozzi Stua Silvestri Merlo Bimbi Lessi Picchi
Lupo Balleri Maggini Miguel Cristiano Lucarelli IGOR
Re: Personaggi di oggi e di ieri
umorismo stile pirandelliano condito con la goliardia livornese. È il massimo: fa ridere e piangere; fa star bene e fa riflettere.
Siccità però non mi è piaciuto.
il top, a parer mio, dopo il bellissimo Ovo sodo, è stato La prima cosa bella.
Siccità però non mi è piaciuto.
il top, a parer mio, dopo il bellissimo Ovo sodo, è stato La prima cosa bella.