Sempre al tuo fianco

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Mentre passeggiavo percorrendo la strada che mi avrebbe portato allo stadio, una marea di pensieri affollava la mia mente. Certo, l’emozione di tornare al Picchi, in Curva Nord, era tanta, ma sentivo che c’era di più, molto di più.

Avrei rivisto molti amici con i quali condivido da sempre l’amore per l’amaranto e con loro avrei parlato a 360° della nostra squadra, della nuova stagione, delle sensazioni e delle prospettive, con le chiacchiere che finalmente avrebbero lasciato spazio al campo.

Però, tra tutti i pensieri, ce n’era uno fisso, più forte degli altri, indiscutibilmente il più importante: chissà come sta Igor, dov’è, cosa fa, chi c’è accanto a lui.

Dopo una fila non indifferente, riesco finalmente ad entrare ed a godermi lo spettacolo dei gradoni della Nord: un tripudio di cori, colori e striscioni, che mi catapulta immediatamente nel clima partita.

Lo stadio è tirato a lucido, ci sono le telecamere di Sky e soprattutto, c’è Cristiano Lucarelli nel ruolo di padrino per questa ouverture di prestigio.

Neanche il tempo di commentare la formazione scelta da mister Formisano che lo speaker annuncia a sorpresa la presenza di Igor: un attimo di assordante silenzio aleggia nel cielo ardenzino, per poi lasciare spazio ad un boato senza precedenti quando la nostra leggenda varca il tunnel degli spogliatoi, per fare ingresso sul terreno di gioco.

«Hai visto? C’è Igor!» è la frase che echeggia persona dopo persona, con lo stesso stupore e la stessa gioia di un bambino quando vede Babbo Natale.

Inizia il giro del campo e la gente non sta più nella pelle, i brividi corrono su tutta la schiena e le lacrime di commozione non tardano a prendere il sopravvento. Il suo popolo lo abbraccia come un figlio e lui abbraccia idealmente tutti, uno ad uno, dal più piccolo al più anziano dei suoi sostenitori.

Esatto, ho detto sostenitori e non tifosi. Sì, perché Igor si sostiene e si ama, a prescindere dal fatto che è stato il più grande giocatore nella storia del Livorno Calcio, ma anche e soprattutto, per il fatto che è colui che meglio di chiunque altro ha costruito anno dopo anno un legame indissolubile con la città, con il suo spirito e le sue tradizioni, identificandosi nei valori che questa comunità esprime da sempre. Livorno ed i livornesi gli vogliono bene ed il sentimento è decisamente reciproco.

Non sarai mai solo capitano! Oltre alla tua splendida famiglia, ne hai un’altra piuttosto numerosa di amaranto vestita.

In verità dopo aver vissuto così intensamente quei minuti, avevo già dato un senso alla mia presenza per la prima di campionato. Entrano le squadre in campo e la bellezza della nuova maglia si prende la scena iniziale.

Si parte, ma non convincono del tutto le scelte iniziali con Dionisi unica punta ed un gioco affidato quasi esclusivamente a sterili lanci lunghi.

Poco da segnalare nella prima frazione, a parte il fischio arbitrale per un fallo che ha viziato il gol di testa di Panaioli e l’assoluta indisponenza della nuova tecnologia FVS che ci auguriamo, sarà rivista e modificata.

Nel secondo tempo siamo partiti con la “cazzimma” giusta, più corti e più aggressivi, un atteggiamento subito premiato dal gol di Marchesi (successivamente ingenuo nell’episodio dell’espulsione).

Nessuno ha risparmiato la gamba ed i ragazzi hanno dato tutto, soprattutto da quando siamo rimasti in dieci. L’impressione è che serva ancora qualcosa ad un centrocampo apparso leggerino, sicuramente qualcuno di più muscolare e di stazza adeguata da far valere nei contrasti. La sensazione comunque è quella di una squadra cazzuta come piace a noi, soprattutto in difesa, dove poco o niente è stato concesso agli avanti avversari. Eccellenti i tempi ed i modi in cui il mister ha gestito il match, anche negli interminabili minuti di recupero.

Il finale lo dedico alla nostra gente, passionale, competente e direi anche intelligente. Le critiche della dirigenza riguardanti il numero di abbonamenti staccati, sono state travolte dai numeri di una tifoseria che, se in sintonia con la mentalità dei ragazzi in campo, può essere l’arma in più di questa stagione.

Del resto saper gestire una società di calcio (e non mi riferisco solo ai freddi numeri di un bilancio) non è cosa per tutti, così come l’arte di saper scegliere i giusti collaboratori che sappiano interagire e creare la giusta empatia con tutte le componenti cittadine.

Nonostante tutto, abbiamo vissuto una grande serata ed abbiamo dimostrato che niente e nessuno potranno mai tarpare le ali ai nostri pensieri, alle nostre emozioni ed alla nostra voglia di continuare ad onorare una maglia e una città.