Il Livorno cala il tris, battendo al Picchi il Real Forte Querceta e consolida il secondo posto in classifica, mantenendo a quattro punti il distacco dalla battistrada Pianese. In testa vince anche il TAU, mentre il Grosseto pareggia a San Giovanni e scivola a due punti dagli amaranto.
I ragazzi di Fossati scendono in campo facendo i conti con l’assenza pesantissima di Luci (che viene sostituito da Sabattini), con l’intenzione e la necessità di allungare la striscia positiva iniziata col Ghiviborgo e proseguita con la trasferta vittoriosa di Altopascio.
Primo tempo ottimo per la squadra livornese, che conferma i progressi visti nelle ultime gare. I ragazzi amaranto provano a giocarsela in mezzo al campo, cambiando più volte fronte per cercare di scardinare la nutrita difesa versiliese, spingono a destra con la freccia nera Camara, fanno movimento davanti e attuano un pressing immediato per il recupero palla.
Questo gran lavoro porta al meritato vantaggio, grazie ad una bella girata di Rossetti, al primo timbro con la maglia del Livorno.
Nella ripresa il Real Forte scende in campo determinato a riagguantare il risultato. Quella di Buglio è una squadra in salute, reduce non a caso da sette risultati utili consecutivi e prova a mettere in difficoltà il Livorno, che appare più attendista e meno propenso alla spinta.
Il pareggio arriva a venti dalla fine, su un bel traversone dalla destra, dopo che Facchetti aveva già neutralizzato un’occasione colossale capitata sui piedi dell’ex Pecchia.
La differenza tra il Livorno attuale e quello di Favarin sta tutta nei venti minuti finali: due mesi fa la squadra si sarebbe sgonfiata e sarebbero iniziati i lanci lunghi, il nervosismo, lo spostamento dei difensori a fare gli attaccanti e probabilmente il Forte avrebbe addirittura indovinato il contropiede vincente. Oggi invece la squadra non ha perso la testa, continuando a giocare come se nulla fosse successo, attingendo anche dalle risorse entrate dalla panchina.
La determinazione e la voglia di non mollare hanno fatto il resto, insieme ad una Nord sontuosa, che proprio in occasione del calcio di punizione da cui è scaturito il goal vittoria, ha aumentato i decibel sommergendo i ragazzi con un Dai Livorno alé da brividi.
È stato ancora Tanasa a metterla dentro. L’uomo dell’est, spacciato da regista, retrocesso in difesa e scopertosi bomber miracoloso, fa venire letteralmente giù lo stadio e sigla la terza vittoria in tre partite, che aumenta consapevolezza e convinzione.
Anche se niente è cambiato: la Pianese è la super favorita ed il Grosseto, pur attardato, resta la squadra più completa. Il Livorno deve continuare sulla strada tracciata, cercare di fare gioco sfruttando la cifra tecnica disponibile e, quando il tempo volge al brutto, gettare il fioretto ed imbracciare il cannone.
Ora siamo una squadra di categoria: bella a tratti, ma anche brutta e cattiva quando serve. Abbiamo scoperto la gioia di segnare su calcio piazzato sfruttando chili e centimetri, abbiamo la faccia giusta quando si tratta di assestare qualche randellata e non ci vergognamo di spedire palloni in tribuna alla bisogna.
Ora serve silenzio, nessun proclama, zero appelli. Servono lavoro ed applicazione. Il presidente taccia, i giornalisti evitino di fare tabelle o perdersi in lodi sperticate per questo e quello. Niente è stato fatto, niente.
Il Livorno ora c’è, siamo venuti a capo della classica partita “trappola”, cerchiamo di non distrarci con cose inutili. Testa a domenica, dopo si vedrà.
Forza Livorno sempre.