Al termine di una settimana di ordinaria follia, il Livorno impatta a Grosseto il derby tra le due squadre più deludenti del girone e scivola a meno 7 dalla vetta. Andiamo con ordine ricapitolando brevemente gli eventi.
Dopo la scandalosa partita interna col Poggibonsi, Favarin e Pinzani rassegnano (tardivamente) le dimissioni in rapida successione. Atto dovuto, ma non scontato di due personaggi, che a Livorno non avrebbero neanche dovuto mettere piede.
La società pende dalle labbra del suo unico vero dipendente effettivo, che poi è anche il proprietario: Joel Esciua. Il padrone della baracca però è in Danimarca a sbrigare i propri affari e tutto resta incredibilmente sospeso fino al venerdì. Squadra abbandonata a se stessa nella settimana che precede lo scontro coi grifoni e solita ridda di nomi sparati dalla stampa locale.
Dal mucchio, giovedì mattina, esce a sorpresa quello di Jorge Vargas, indimenticato difensore ai bei tempi della A. Raccontano le cronache che il malcapitato sia salito in macchina e da Reggio Calabria, abbia attraversato nottetempo lo Stivale per incontrare Esciua e sbrigare, così assicuravano i bene informati, le ultime formalità prima di firmare il contratto.
Venerdì mattina è la data fissata per le nozze, ma tutto va a rotoli perché sorgono incomprensioni e volano gli stracci.
Alle 15 viene dunque annunciato il nuovo allenatore del Livorno, tale Fossati, perfetto sconosciuto che nessuno aveva messo tra i papabili, neanche nei sogni più spinti.
La ciliegina sulla torta avvelenata è la notizia della rottura del crociato per Cesarini che, come era apparso subito evidente, ne comprometterà il prosieguo della stagione.
Con queste premesse e senza allenamenti degni di questo nome nelle gambe, la squadra arriva a Grosseto contando i superstiti e se la gioca come può.
Lanci lunghi, spizzate, tentativi sulle seconde palle. Il Livorno passa anche in vantaggio col solito Luis Enrique, ma la sensazione di fragilità che trasmette a tutti, avversari compresi, è notevole. Il pareggio arriva nel recupero del primo tempo ed è una doccia scozzese.
Nella ripresa entrano Luci e Sabattini ed il centrocampo amaranto, pur senza somigliare a quello del Barcellona di Xavi e Iniesta, quantomeno prova a palleggiare facendo salire la squadra.
La partita termina con un pareggio che non serve a nessuno, ma se non altro, stavolta gli amaranto hanno lottato per non soccombere. Purtroppo la squadra è questa, costruita male, corretta ancora peggio.
Al nuovo mister l’arduo compito di risolvere il rebus e spremere da questo gruppo il miglior succo possibile. Il tempo stringe e la vetta è sempre più lontana.