Il Livorno batte il Ghiviborgo in trasferta e si conferma in vetta alla classifica del campionato di serie D.
Stavolta non abbiamo assistito alla consueta girandola di goal ed occasioni, ma abbiamo apprezzato una squadra da battaglia, che ha saputo leggere alla perfezione i vari momenti della partita e anche assorbire senza drammi un arbitraggio a dir poco scandaloso.
L’uomo col fischietto ha provato in ogni modo ad indirizzare la partita, negando due rigori solari agli amaranto, ammonendo i nostri a senso unico e sorvolando su una serie di falli intenzionali degli avversari su gambe e caviglie dei nostri attaccanti.
Il Ghiviborgo è partito a mille, dimostrandosi squadra organizzata e sbarazzina. Ha provato a sorprendere la squadra di Favarin su un campo assurdo, stretto, pieno di sabbia, potendo contare su una terna arbitrale da incubo.
Il Livorno ha assorbito la sfuriata, ha discusso con il direttore di gara ma senza perdere il controllo dei nervi e poi ha fatto valere esperienza e classe nel momento in cui i padroni di casa hanno rallentato, arretrando il baricentro.
Dal cilindro stavolta è uscito il brasiliano Luis Henrique, che a venti minuti dalla fine ha creduto ad una palla spizzata da Cori che rimbalzava in area di rigore: scatto, salto, colpo di testa su frittata del difensore e del portiere avversari e goal che vale tre punti.
Questa vittoria ci racconta di un Livorno cinico, che ha saputo vincere anche in una giornata non esaltante dei suoi tre gioielli davanti e che ha dimostrato di essere lucido e consapevole della propria forza. La porta è rimasta inviolata ed anche gli ultimi disperati attacchi dei biancorossi non hanno sortito pericoli.
Dal punto di vista del tifo, i 700 arrivati da Livorno hanno dato spettacolo ancora una volta. Meravigliosi il calore ed il colore con cui i tifosi hanno sostenuto i ragazzi in questa piccola impresa. Ottima l’accoglienza dei locali con tanto di pranzo offerto.
Il cammino è lunghissimo, ma i nostri sembrano avere le idee chiare sull’obiettivo e su come raggiungerlo. Ora sotto col TAU, sfatiamo un altro tabù.