Ecco i livornesi

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È una di quelle giornate in cui non si avrebbe voglia di scrivere un articolo, anche perché dopo una disfatta del genere c’è ben poco da dire. Ma un tifoso deve essere tale soprattutto nelle sconfitte più cocenti, troppo facile esaltarsi quando va tutto bene, quindi svolgiamo il nostro compito anche oggi.

Partiamo dall’unica nota lieta: i tifosi amaranto, quelli veri. Accorsi in massa nonostante il campionato abbia ormai poco da dire, hanno iniziato a cantare fuori dallo stadio ben prima dell’inizio del match, per poi proseguire in Curva Nord anche dopo il triplice fischio, incuranti della disfatta della squadra in campo.

Dall’altra parte, l’invasione aretina di cui i giornali avevano parlato nei giorni precedenti alla gara, con tanto di pullman che non riuscivano a soddisfare la grande richiesta, è rimasta nelle intenzioni, visto che si sono presentati soltanto 500 ospiti.

Il campo ha purtroppo confermato l’ormai irreversibile involuzione degli uomini di mister Esposito, che anche oggi ha commesso la sua consueta serie di errori inspiegabili nella scelta dei titolari, oltre a quella di spedire Lucatti in tribuna.

Come spesso capita però, il Livorno ha iniziato col piglio giusto, giocando con l’intensità giusta e andando a colpire addirittura un clamoroso palo con Lo Faso, dopo neanche cinque minuti. Gli uomini di Indiani hanno risposto alzando presto il baricentro, ma Luci e compagni sono stati molto ordinati e hanno contenuto i funamboli aretini.

Purtroppo però, sull’ennesima azione da calcio d’angolo in stagione, è venuto lo svantaggio: pallone messo in mezzo dalla destra e Gucci lasciato colpevolmente solo, ha colpito indisturbato di testa, battendo facilmente Bagheria. 

Nel giro di pochi minuti la partita finisce definitivamente, con le due follie di Benassi e Lucarelli, che si fanno spedire anzitempo sotto la doccia. Dopo il primo rosso sventolato in faccia a Benassi, è stata inspiegabile la scelta di Esposito di non apportare cambi e di lasciare Lucarelli allo sbaraglio tra i centrali difensivi. Eppure abbiamo assistito anche a questo. Fra le due espulsioni, c’è anche tempo per il secondo gol aretino, giusto al tramonto della prima frazione di gioco.

Il secondo tempo è stata una lunga umiliante agonia, con gli uomini di Indiani che hanno cercato fino all’ultimo secondo di dilagare il più possibile.

Dopo un disastro del genere c’è solo da iniziare a pianificare la prossima stagione. Poco importa se il presidente Toccafondi, a cui va reso atto di aver messo subito la faccia davanti ai microfoni dopo la partita, abbia detto che il Livorno deve provare a vincere i playoff. Quella che abbiamo davanti non è una squadra e lo dimostra il fatto che siamo a metà marzo e nonostante la rivoluzione del mercato invernale, non è stata trovata ancora la quadra.

Gli eventuali playoff di maggio rischiano di diventare solo il prolungamento di quest agonia, che rallenterebbe solo i lavori per il prossimo anno, ancora una volta.

L’unica cosa certa è che dobbiamo ripartire dall’orgoglio che la Curva ha dimostrato oggi, perché la Maglia Amaranto è la ragione che ancora ci unisce e ci riunisce nel nostro amato Armando Picchi a cantare a squarciagola.