Chi fra coloro che leggono queste righe, non ha mai organizzato una partitella di pallone in un campetto periferico?
I più “anziani“ staranno già annuendo, riportando alla memoria sfide epiche giocate in cortili polverosi, dove le porte erano delimitate dai famosi giacchetti buttati per terra, oppure dalle saracinesche dei garage di qualche sfortunato coinquilino.
Tutti abbiamo discusso per una palla passata tra i pali improvvisati, ma magari ad un’altezza tale che bisognava stabilire se fosse effettivamente sotto la traversa immaginaria, oppure sopra. Tutti abbiamo sfiorato o affrontato qualche rissa in seguito ad un gol fantasma o ad uno sgambetto un po’ troppo deciso. Tutti abbiamo giocato partite così, perché in fondo il calcio è un gioco semplice.
Al di là dei fiumi di parole che vengono spesi quotidianamente dai super esperti che ci spiegano tattiche e schemi, il calcio resta un gioco basilare, che si può praticare anche tra bambini nei più disparati luoghi, senza troppi impedimenti.
Il nostro Livorno ha dimenticato questa ovvietà e spiegare una partita degli amaranto è diventato più complicato che risolvere un rebus di mille parole, perché i nostri calciatori e il mister hanno smarrito la semplicità. Col Montespaccato abbiamo visto di tutto e di più: cambi di moduli, di interpreti, di posizione degli uomini in campo.
Abbiamo visto Giampà di punta, Bamba terzino sinistro, Lucatti richiamato in panca quando giocavamo coi lanci lunghi da dietro, Lorenzoni ala destra, Pecchia a sinistra e Giuliani a sedere. La nostra squadra è diventata un mistero. Ogni volta che pare aver acquisito una qualche certezza, puntualmente quella certezza viene meno: vuoi per un infortunio, vuoi per una scelta tecnica, vuoi per una scelta tattica, non riusciamo mai a vedere in campo la stessa formazione per due domeniche consecutive.
Possibile che non si riesca ad avere un 11 titolare e 4-6 riserve che abbiano chiari in mente compiti e posizioni? Possibile che si debba ogni volta rimpiombare negli stessi errori? Per non parlare dell’atteggiamento … il primo quarto d’ora della partita è stato un mezzo incubo.
Se in cortile solo ti azzardavi a farti superare da un avversario come ha fatto Lorenzoni ripetutamente nei primi quindici minuti, probabilmente la sera saresti tornato a casa con un dente in meno a seguito di una “carezza” ben assestata da qualche tuo compagno.
I nostri invece non battono ciglio, misteri del calcio moderno e del fair play, che evidentemente regna anche fra compagni di squadra. L’unica cosa positiva di oggi è la data: 5 marzo. Questo anno calcistico sta finalmente volgendo al termine e con esso gli stenti di una squadra che squadra non è ancora e probabilmente a questo punto non sarà mai.
Purtroppo le altre formazioni di testa, Arezzo escluso, hanno iniziato a giocare al vinciperdi e quindi quasi sicuramente saremo davvero costretti a sopportare anche i cosiddetti play off dell’eventuale ripescaggio, dei quali faremmo volentieri a meno.
Un plauso ai cuori impavidi che anche oggi hanno deciso di immolarsi sui gradoni del Picchi. Verrà un giorno in cui chi c’era ricorderà questi spettacoli al pari delle partite in cortile: un passatempo improvvisato nell’attesa di diventare grandi.