Il cerchio non si chiude

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Un passo avanti rispetto alle ultime trasferte ed uno indietro rispetto alle prestazioni casalinghe. Questo, in estrema sintesi, è il resoconto dell’ultima uscita degli amaranto in quel di Seravezza. 

Come in un balletto dalla coreografia fin troppo semplice, il Livorno sfodera una prestazione finalmente degna di questo nome sotto l’aspetto caratteriale e di organizzazione di squadra, ma pecca ancora nel concretizzare il lavoro fatto e non riesce a portare a casa il bottino pieno.

Poco da dire sulla conduzione della partita: i ragazzi di Esposito sono padroni del campo fin dal primo minuto, mostrando delle buone trame di gioco e un’ottima tenuta mentale.

Fancelli è superlativo (migliore in campo insieme a Luci): veloce, ottimo nei recuperi, attento in chiusura, insuperabile negli stacchi aerei e guida la difesa come un veterano. Accanto a lui fa un figurone anche Giampà, comunque preciso e concentrato. 

Gli esterni bassi giocano una buona partita spingendo costantemente, anche se a momenti, una distrazione di Lorenzoni rischiava di confezionare la classica beffa. 

In mezzo al campo azzardiamo nel dire che forse abbiamo trovato la quadra: Greselin-Luci è la coppia che stavamo cercando da un anno e mezzo per far funzionare il 4231. Il capitano sfodera una prestazione monstre e, accanto a lui, Greselin mette in campo fisicità ed esperienza.

La stecca, ahinoi, arriva dai tre dietro Lucatti: Neri, Bamba ed El Bakhtaoui viaggiano a tre cilindri, si sbattono per far si che la squadra mantenga il suo equilibrio anche in fase di non possesso, ma quando hanno la palla tra i piedi risultano inconcludenti. Tutti e tre non calciano mai verso la porta, difficilmente saltano l’uomo, servono poco e male l’ariete là davanti e quando l’occasione arriva, gigantesca, ci pensa Bamba a divorarsela.  In una partita contro un avversario arcigno e che ha pensato solo a non prenderle sarebbe servito un guizzo, un’invenzione, tutte cose che sono rimaste nel cassetto delle buone intenzioni.

Il mister ha provato a cambiare le carte in tavola nel secondo tempo, prima gettando nella mischia Lo Faso e Frati al posto di Neri e del marocchino, poi passando al 433 puro con l’innesto di Bruzzo.

Però come nella proprietà commutativa, sono cambiati gli addendi ma il risultato è rimasto lo stesso. Certo, i nuovi innesti hanno sicuramente portato vivacità, ma è mancata la concretezza. Lo Faso salta uomini a ripetizione, ma tende a dimenticarsi che al calcio si gioca in 11; Frati si sbatte, ma anche lui si perde contro il muro verdeazzurro. 

Ovviamente non poteva mancare la dose settimanale di sfortuna: il nuovo acquisto Longo, gettato nella mischia al posto di Lucatti, si è fermato quasi subito per un problema muscolare. In bocca al lupo al ragazzo e speriamo che possa recuperare in tempi ragionevoli.

Vogliamo spendere due parole su El Bakhtaoui, perché la sua involuzione appare evidente: paradossalmente il suo rendimento è andato calando man mano che la squadra ha acquisito certezze e consapevolezza. Sicuramente il fatto di non aver ancora segnato pesa come una zavorra nella mente del numero 20. 

Da queste pagine vogliamo far partire un incoraggiamento e un invito a non forzare le giocate: serve un po’ di pazienza ed il gol arriverà e siamo certi che da quel momento in avanti, la sua classe superiore potrà fare molto comodo alla causa.

Ultime righe per la gente nel settore: colorata, rumorosa, numerosa oltre le aspettative.  Se c’è qualcosa che non è mai mancato alla neonata Unione è il sostegno del suo pubblico. Alla fine la Curva ha intonato il coro “Il Livorno siamo noi”: crediamo che non esista verità più vera di questa.

Sempre forza Livorno.