I tifosi del Livorno avevano iniziato la settimana con negli occhi la buona prova di carattere vista nel pareggio interno contro il Flaminia e, praticamente con cadenza giornaliera, si sono letti articoli e interviste che facevano trasparire la convinzione che a San Giovanni ci sarebbe stata la svolta definitiva e il tanto agognato ritorno alla vittoria (non facciamo bottino pieno da 7 giornate).
Dopo la partita però si ride per non piangere, visto che per l’ennesima volta l’illusione di una nostra riscossa è stata spazzata via, con la gara della presunta rinascita tramutata nella solita disfatta, soprattutto a causa dell’atteggiamento mentale e della mancanza di personalità della squadra amaranto.
Si, perché oggi la Sangiovannese ha surclassato gli uomini di Esposito dal punto di vista caratteriale e dell’agonismo e tanto è bastato a colmare il gap tecnico-tattico fra le due compagini.
I valdarnesi, come all’andata, sono stati brutti, sporchi e cattivi, ai limiti dell’antisportività. Per tutta la partita abbiamo assistito al frustrante teatrino della mancanza di palloni, con i raccattapalle che dopo il gol che ha deciso il match, si sono volatilizzati.
C’è da dire che il tutto è avvenuto con la complicità dell’arbitro, che non ha mai dato impressione di sapere gestire la gara, penalizzandoci con un atteggiamento permissivo nei confronti dei nostri avversari, che più che calciatori sembravano fabbri, ma è vero anche che questo Livorno nella battaglia sparisce del tutto e ancora non riesce ad adattarsi al clima della serie D.
Dunque anche oggi i valorosi supporters amaranto, che hanno messo da parte lo sciopero del tifo per sostenere l’Unione, hanno dovuto assistere al penoso spettacolo di essere presi in giro dalla squadra di provincia di turno. Ci vuole cuore, ma soprattutto fegato, per continuare a macinare chilometri al seguito di una squadra che continua a inanellare prestazioni imbarazzanti.
Anche se i minuti effettivi sono stato ben al di sotto dei 100 totali, per via di queste continue riprovevoli sceneggiate dei giocatori della Sangiovannese, a livello tattico il Livorno ha mostrato le solite incolmabili lacune: difficoltà a creare occasioni da rete, lentezza sulle seconde palle e una continua “propensione” nel perdere contrasti e rimpalli.
La squadra è completamente nuova (dato statistico: solo tre undicesimi dei titolari sono sopravvissuti alla gara di andata) e ci vorrà ancora tempo per creare una basa solida per il futuro, ma il tempo dei mille alibi è abbondantemente scaduto.
Anche oggi la rete della sconfitta è arrivata su una deviazione fortuita di un tiro innocuo, peraltro in netto fuorigioco, ma il Livorno a quel punto ha prodotto poco o niente, sparendo come sempre dal campo. Infatti dopo essere andato sotto, il Livorno si è lentamente sgretolato perdendo alla grande il confronto con una Sangiovannese che con esperienza e malizia, ha indirizzato il match proprio dove ha voluto.
Ormai è una costante, la nostra squadra quando c’è da lottare si perde miseramente e gli avversari trovano terreno fertile nelle provocazioni e nel gioco al limite del regolamento. In tutto questo, mister Esposito non è riuscito a dare la minima scossa alla squadra e alcune scelte fatte già in partenza non hanno proprio convinto: il modulo che lascia sguarnito il centrocampo, Greselin che da trequartista sembra che passi di lì per caso, Frati relegato in panchina…
È da quando c’era Collacchioni in panchina che è nostra convinzione che l’allenatore non sia causa di tutti i mali, come del resto è inutile buttare la croce addosso a un giocatore piuttosto che ad un altro, però da queste situazioni se ne esce cercando di fare le cose semplici e tirando fuori le palle. I metodi da fenomeni e la filosofia della tattica non sono roba per noi.
La classifica ora inizia ad essere allarmante e l’obiettivo più importante è quello di raggiungere la salvezza il prima possibile, smettiamo di farci del male da soli pensando che le cose si risolvano da sole.
Il Livorno non vince da sette gare e in trasferta ha uno dei rendimenti peggiori tra le squadre del girone, facciamo quadrato intorno alla squadra, ma chiediamo in cambio di vedere la determinazione, applicata magari in un contesto tattico con dettami pratici e basilari.
Il fegato non ce lo diffidano più perché ce lo avete spappolato.