Allo stadio Armando Picchi va in scena il primo round della finale dei Playoff nazionali di Eccellenza, in un caldo infernale più adatto alle gare di siuski che non ad una partita di pallone.
Eppure i tifosi livornesi rispondono presente in maniera piuttosto massiccia e anche stavolta la curva presenta un buon colpo d’occhio, con tanta partecipazione di giovani ed anche giovanissimi.
Alla lettura delle formazioni, tutti abbiamo creduto di essere vittime di un’allucinazione collettiva a causa del clima torrido, visto che Mister Angelini stravolge completamente la squadra, rigirandola come un calzino: un undici completamente nuovo, con diverse varianti tattiche, giocatori rispolverati dopo mesi ed altri messi addirittura in ruoli non convenzionali.
Purtroppo c’è poco tempo per metabolizzare queste novità ed il Pomezia è già vantaggio, dopo appena 3 minuti. Abbiamo passato tutta la settimana dicendo e ripetendo che era importante non subire gol ed ovviamente alla prima occasione siamo già sotto. Abbiamo detto e ripetuto di stare attenti sulla nostra fascia destra ed ovviamente il gol si sviluppa in quella zona di campo. Ma del resto siamo o no i maestri del masochismo?
Il resto della prima frazione scivola via con il solito Livorno alla “vorrei ma non posso”, che non gioca neanche male, ma non tira mai in porta e quando lo fa sbatte sempre sulle gambe dei difensori avversari.
Ma il vero spettacolo ce lo regalano i giocatori laziali, che si fanno notare per il loro talento innato nell’arte della sceneggiata, interpretando tutti i ruoli tanto cari a Mario Merola: capitomboli ad ogni minimo contatto, falsi infortuni con rotolamenti a terra, svenimenti improvvisi e perdite di tempo varie.
Certo anche l’arbitro non aiuta ad arginare questa buffonata, sorvolando sia su questi atteggiamenti vergognosi, sia su alcuni falli da codice penale ai danni dei nostri giocatori, talvolta neanche rilevati.
Anche se siamo in Eccellenza e ormai (purtroppo) abbiamo capito come funziona, sinceramente uno spettacolo così penoso travalica il limite della sopportazione.
Comunque si va negli spogliatoi in svantaggio di una rete, con la rassegnazione di chi quest’anno ne ha viste talmente tante, che ormai non si illude più su niente.
Inizia il secondo tempo e i primi minuti sembrano ancora peggio rispetto alla prima frazione di gioco, con gli uomini di mister Angelini completamente in bambola e capaci di sbagliare anche lo stop più elementare.
Al quarto d’ora di gioco però, dopo un’azione prolungata e confusionaria, all’improvviso arriva la zampata di Torromino, che rimette la gara in parità e fa esplodere lo stadio.
È la svolta del match: il Livorno finalmente si ricorda di essere il Livorno, sulle ali dell’entusiasmo prende coraggio e prova ad attaccare a testa bassa.
L’atteggiamento del Pomezia non cambia, continua il loro gioco sporco fatto di simulazioni e scorrettezze, ma la vecchia Unione adesso non ci sta e spinge forte, letteralmente trascinata dalla Curva Nord, che come sempre e più di sempre, soffia sui nostri giocatori.
Purtroppo l’arbitro continua a fare da spalla ai nostri avversari, dimenticandosi di sventolar loro sotto il naso i cartellini che tiene gelosamente nel taschino.
Parte la girandola di cambi e gli amaranto giocano a trazione super offensiva, provando a portare a casa la partita.
Il neo entrato Durante all’ 87esimo, mette in mezzo un pallone che Ferretti spara in bocca al portiere ospite: è il preludio del gol.
Al 95esimo infatti, un contropiede ben orchestrato dei nostri porta Ferretti a procurarsi di esperienza un calcio di rigore.
Poco importa che i giocatori laziali, in un ennesimo esempio di fair play alla rovescia, lancino un secondo pallone in campo e protestino con l’arbitro che avrebbe dovuto, a loro dire, interrompere l’azione, perchè il rigore viene confermato.
Sul dischetto si presenta lo stesso Ferretti che rimane glaciale e batte un rigore perfetto, spiazzando il portiere e completando la rimonta del Livorno nel tripudio amaranto.
L’esultanza di Arma Letale è forse la cosa più bella e genuina della giornata e spazza via in pochi secondi lo squallido teatrino imbastito per 90 minuti più recupero da questa manica di attori di terz’ordine provenienti dalle paludi. Non c’è più tempo, la gara si conclude qui.
Sappiamo benissimo che in quel di Pomezia assisteremo ad un’altra partita dove verrà riproposto il peggio del repertorio tanto caro a questi attori da avanspettacolo travestiti da calciatori, quindi dovremo stare molto attenti e non cadere nelle loro trappole fatte di provocazioni.
Ma per oggi è giusto dire “bravi” ai nostri ragazzi, che sono riusciti a ribaltare una partita molto complicata e che soprattutto non meritavano di perdere, visto che gli avversari dopo il gol non hanno fatto più alcunché.
L’esultanza contenuta sotto la Nord è sintomo che sanno benissimo che manca ancora una battaglia, che non c’è niente da festeggiare, che questa cazzo di serie D ce la dobbiamo andare a prendere tutti insieme, vivendo questi ultimi 90 minuti come una cosa sola.
Testa. Cuore. Coraggio.
Forza ragazzi!