Così, come se non ci fosse un domani, dobbiamo affrontare l’ultima tappa di una stagione anomala, a tratti tormentata, più volte ed a ragion veduta definita della rinascita.
Senza addentrarci nei meandri di ciò che poteva essere e non è stato, senza analizzare in maniera masochistica le ultime vicissitudini, senza gettare la spugna prima del dovuto, è necessario compattare l’ambiente ed ancora una volta ribadire un concetto su tutti: Livorno può dimenticare i calciatori ma non dimentica gli uomini.
In parole povere, per riprendere una frase tanto cara al mitico Osvaldo Jaconi, ai ragazzi che danno tutto in campo e che gettano il cuore oltre l’ostacolo i tifosi amaranto non avranno mai niente da imputare, indipendentemente dal risultato finale.
Proprio per questo ci piacerebbe richiamare l’attenzione dei nostri giocatori dicendo loro di mettere da parte malumori, fraintendimenti ed eventuali rancori di un’annata decisamente particolare per sprigionare sul terreno di gioco tutto ciò che questo tipo di partite impone: intensità, agonismo, corsa, rabbia e, soprattutto, tanto sudore da spendere fino all’ultima goccia.
Dovrà essere un Livorno con il coltello tra i denti, un Livorno che dovrà sputare sangue, un Livorno che dovrà ringhiare alle caviglie degli avversari per 180 minuti ed oltre se necessario.
Svestiamo i panni della nobile decaduta, stracciamo quelli della super favorita e ritagliamoci su misura un abito che ci faccia sporchi e cattivi, pronti ad incarnare lo spirito di una città che non si è mai arresa neanche di fronte ad eventi di ben altra portata.
Ecco, se tutto questo si dovesse verificare, il risultato sarà solo a margine della prestazione. Chiediamo “garra”, polmoni e sacrificio perché al tifoso livornese questo basta e avanza. Lo stress e la pressione sono parole che non devono esistere per quella che è e rimarrà solo una partita di calcio.
Quindi mente libera, testa alta, orgoglio ed appartenenza. Ognuno ai posti di combattimento. NOI CI SIAMO.