Maccarese è il Calambrone di Fregene
Massimo Brachini, telecronista dell’US Livorno 1915
Nell’anniversario di una delle partite più importanti della storia del tifo amaranto, quel Piacenza-Livorno del 2004 che decretò il nostro ritorno in massima serie dopo decenni, l’unico sorriso ce lo ha strappato l’amico Massimo Brachini con alcune delle sue uscite in telecronaca, come quella sopra (anche se la squadra che affrontavamo non si chiama nè Maccarrese, nè Macarrese, come storpiato 1000 volte per 90 minuti più recupero).
Sapevamo che non sarebbe stato facile per una serie di motivi, ma eravamo convinti (o forse solo speranzosi) che la storia avesse insegnato.
Invece l’atteggiamento mostrato ieri dai ragazzi di mister Angelini, in un caldissimo pomeriggio di fine maggio in terra romana, è stato probabilmente peggiore di quello visto due settimane fa contro la compagine di Altopascio. No, la storia (recente) non ha insegnato.
Nel regolamento assurdo di questa categoria, è previsto l’utilizzo di due sole quote in questo spareggio nazionale. Angelini schiera così un quasi inedito 4-3-3 con la conferma di Pecchia vicino a Luci e la sorpresa Pulina terzino destro.
In attacco, finalmente, non vengono schierati contemporaneamente Ferretti e Vantaggiato, che si sono quasi sempre annullati nelle partite precedenti.
Dei nostri avversari sapevamo poco, tranne che fossero una squadra giovane, motivata e combattiva. Comunque sia, l’approccio dell’ undici amaranto è stato totalmente sbagliato e sin dal calcio d’inizio siamo stati sovrastati incredibilmente dalla foga agonistica messa in campo dagli uomini del giovanissimo mister Mazza.
Il 99% della manovra della Maccarese si è sviluppata sulla fascia destra, dove Pulina è andato in enorme difficoltà, così senza che ci fosse bisogno di un veggente, abbiamo assistito al vantaggio dei padroni di casa al 14esimo, sviluppato proprio in quella porzione di campo.
Pulina ha infatti sbagliato la copertura, si è fatto saltare come un birillo, cross in mezzo con respinta corta e centrale di Pulidori, dormita dei due centrali labronici che si sono fatti anticipare in spaccata da Troccoli e palla in rete. Però, appena passato il tempo utile per dire una decina di bestemmie in sequenza, Vantaggiato ha subito pareggiato i conti, appoggiando in rete il tiro-cross di Apolloni.
“Facciamo finta che non sia successo nulla e ripartiamo da qui”: questo il pensiero di tutti i tifosi livornesi che stavano assistendo alla gara e che speravano/immaginavano sarebbe stato anche il pensiero dei giocatori in campo.
Invece per il resto del primo tempo abbiamo assistito ad uno spettacolo a tratti frustrante, con giocatori letteralmente fermi che ogni tanto ragionavano fra di loro non si sa di cosa, come ad essere soddisfatti del pareggio, dato che il gol in trasferta vale ancora doppio in questa categoria.
Purtroppo sappiamo benissimo che in questi campetti e con queste squadre non possiamo mai allentare la presa, eppure anche sotto questo punto di vista la storia non ha insegnato.
Dell’inizio di secondo tempo c’è poco da stare a discutere, possiamo solo dire che se anche Russo (anche se va detto che grosse responsabilità le ha anche Pulidori) fino ad ora monumentale, commette una leggerezza degna degli amatori, vuol dire che il problema di questa squadra è più grave di quello che si potesse pensare.
In seguito arriverà il pareggio di Torromino dopo neanche 15 minuti (nella maniera che ormai ci è più congeniale: a caso), ma in quel quarto d’ora intercorso dal 2-1 al 2-2, abbiamo assistito al peggiore spettacolo calcistico degli ultimi anni: giocatori nel panico più totale, incapaci di fare un passaggio sensato o uno stop basilare, rimesse e palloni regalati che non si contavano più, un silenzio surreale sul terreno di gioco e l’incapacità dei senatori di ristabilire l’ordine, con giocatori imbambolati e in balia degli eventi.
Già, “i senatori”… un’altra cosa che abbiamo capito ieri è che i nostri giocatori più esperti, i nostri professionisti, hanno completamente in mano lo spogliatoio e la panchina.
L’esempio più lampante è stata la sostituzione di Pecchia, il migliore in campo come spesso accade, a discapito di un Luci oggi (ancora una volta) a dir poco sottotono. Non ce ne voglia il grande Andrea, per cui nutriamo il massimo rispetto e la più profonda stima, ma lo sa anche lui che ieri avrebbe meritato di uscire al posto del più pimpante compagno di reparto.
Dire quindi frasi del tipo “Angelini è diventato come Buglio” non è del tutto corretto, perché il problema sta nel fatto di non saper gestire certi tipi di giocatori.
Nei restanti 30 minuti più recupero non succede niente (come potrebbe, visto che il pareggio è arrivato in maniera casuale?) e, man mano che il cronometro scorre, entrambe le squadre sembrano accontentarsi del risultato: per noi i gol valgono doppio in trasferta, per gli avversari può andar bene venirsi a giocare la vittoria nello stadio che ultimamente è diventato terra di conquista per chiunque.
C’è solo il tempo di assistere a quella che possiamo definire l’incomprensione del giorno, con i giocatori inizialmente in direzione dei tifosi per il consueto saluto, ma poi richiamati da Mazzoni, che aveva fatto intendere ai telespettatori che fosse stato proprio il portiere amaranto ad impedire la cosa.
Invece è stata volontà della curva, volontà dei ragazzi che hanno deciso di fare questa trasferta folle e rischiosa solo per ricordare ai ragazzi in campo che non abbiamo dimenticato e che indossare la maglia amaranto comporta onori, ma anche oneri.
Ci aspetta adesso la semifinale di ritorno all’Armando Picchi, domenica 5 Giugno, in quello che sembra un girone infernale Dantesco senza fine.
Eppure siamo ancora qui a parlare di calcio, a soffrire per il nostro amato Livorno, a chiederci se siamo malati ad assistere di domenica a certi spettacoli invece di andare al mare, a sperare che i nostri ragazzi ci regalino (e si regalino) questa gioia della promozione.
Nonostante tutto, non possiamo fare altro che rimanere tutti uniti e remare nella stessa direzione.