Ancora una volta i playoff sono fatali per il Livorno. Ancora una volta arriviamo al giorno della partita decisiva con tanta voglia di tifare, di cantare e di condividere la nostra passione fra tifosi. Ancora una volta, però, quelli che vanno in campo e dovrebbero ricevere la nostra spinta decisiva per quella che, in casi come oggi, dovrebbe essere una passerella, ci lasciano a piangere sugli spalti.
Increduli per l’ennesima volta in cui siamo costretti ad assistere agli avversari gioire nel nostro stadio.
Non faremo un’analisi tecnica della gara, non discuteremo sulle scelte dell’undici iniziale. Oggi tutto questo non doveva servire, oggi dovevano buttarla dentro in un modo o nell’altro.
Eppure il Tau Altopascio, nonostante venisse dalla gara “chiacchierata” di mercoledì, è venuto per fare la sua partita per cercare di fare bottino pieno. Chi pensava di vedere una squadra timorosa e quasi con dei sensi di colpa dopo il match contro il Figline, è rimasto deluso.
I nostri dovevano evitare una sola cosa: concedere il contropiede facile. Invece è così che il Tau ci ha punito e, dopo la rete del vantaggio condita da un’esultanza a presa di culo sotto la curva nord, il Livorno non ha mai avuto la forza di rimettere la partita sui binari giusti.
Zero tiri in porta e, come ciliegina sulla torta, il rigore sbagliato (e tirato malamente) dall’uomo che fino a qui ci aveva trascinato in questa poule promozione.
Non starò a fare pronostici su cosa potrebbe decidere la giustizia sportiva sul biscotto del Figline, perché oggi i miei occhi hanno assistito all’ennesimo scempio sportivo: una cinquantina di tifosi da Altopascio che gridavano “Tau Tau”, l’Armando Picchi diventato terra di conquista e soprattutto l’essere costretti a contestare i nostri giocatori. In Eccellenza.
Anche in questa infima categoria, abbiamo sofferto e subito tutto quello che avevamo già vissuto in altri palcoscenici. La storia, ancora una volta, si ripete.
Poco importa se una curva piena, se migliaia di persone, nonostante la bellissima giornata, abbiano scelto di venire a consumarsi le corde vocali per sostenere la Vecchia Unione. Ancora una volta ci siamo ritrovati a fine gara a chiedere spiegazioni ai calciatori.
C’è lo spareggio nazionale adesso, direte voi, ma se neanche uno stadio pieno come non mai è risucito a dare la spinta decisiva, viene da pensare che, probabilmente, i nostri ragazzi non riescono a reggere questa pressione. Forse uno stadio deserto riuscirà a farli giocare più rilassati.
Vecchia Unione, ancora una volta ci hai fatto piangere lacrime amare.