In una giornata che anche i lupi avrebbero scansato come la merda, ci siamo ritrovati a vedere il Livorno affondare sotto i colpi niente popò di meno che del Figline Valdarno.
C’è poco da stare a ragionare sull’aspetto tecnico-tattico, abbiamo buttato via una partita in un modo inspiegabile, perdendo per la terza volta in casa in stagione, un po’ troppo se ti chiami Livorno e militi in Eccellenza.
Si dice che quando il gioco si fa duro, i duri inizino a giocare, ma nel nostro caso ieri, i giocatori più rappresentativi, i nostri duri, per dirla alla francese, si sono caati addosso.
Atteggiamenti incomprensibili e soprattutto irrispettosi nei confronti di coloro che sotto l’acqua a ghiaiate stavano sostenendo la squadra senza sosta.
È una questione di mentalità: i tifosi ce l’hanno sempre avuta nonostante la categoria, i giocatori, soprattutto i più esperti, qualche volta l’hanno lasciata a casa e ieri è stata una di quelle volte.
Chi segue il Livorno vuole vedere la squadra che lotta, non calciatori in preda a crisi di nervi continue che rischiano di mandare affanculo tutto quello che è stato faticosamente costruito finora.
Ci è stato detto che siamo noi tifosi che pretendiamo solo perché ci chiamiamo Livorno, mentre chi poi scende in campo non riesce a tenere la concentrazione con un avversario che si chiama Figline.
Ieri c’è stata una curva che ha lottato e una squadra che ha zottato, potere delle consonanti.
Archiviamo alla svelta questa partita che dovrà essere l’unica parentesi negativa di questo girone finale per la promozione, andiamo a Lucca a prendiamoci i tre punti e non perché siamo il Livorno, ma perché nel Livorno ci giocano fior di giocatori che gli altri non hanno e perché un pubblico come il nostro non si merita di stare in questa categoria.
Per l’ennesima volta: tiriamo fuori le palle. Tutti. Siamo entrati in un tunnel, ma in fondo c’è ancora luce, tanta luce.
Alè Livorno