La calata degli Unni

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Domenica 12 dicembre, si chiude il girone di andata ed il Livorno gioca in casa a Seravezza. È lo strascico del petardo vagante di Piombino esploso nei paraggi del guardalinee ferito a scoppio ritardato.

L’autogrill “Versilia” sembra una succursale di Piazza Cavallotti: tifosi amaranto ovunque e parcheggio intasato. Sono le 13:30 e lo stadio “Buon Riposo” è ormai ad un passo.

Ci sono pattuglie di vigili urbani e volanti della polizia disseminate lungo tutto il tragitto che porta dall’uscita dell’autostrada fino allo stadio: evidentemente tutto è pronto per la calata degli Unni.

Nei pressi dell’impianto aumenta il numero dei tutori dell’ordine, camionette dei carabinieri agli incroci e strade sbarrate, più che un paesino della ridente Versilia sembra Beirut. L’arrivo dei livornesi però è quanto di più tranquillo si possa immaginare e sinceramente non si capisce perché qualcuno abbia ipotizzato qualcosa di diverso. Babbi con bimbi piccolissimi, famiglie intere ed ovviamente il nucleo più caldo del tifo che arriva con i bandieroni e la solita carica di passione.

Dentro lo stadio è uno spasso. C’è un banchetto, subito dietro la porta di accesso, dove i gestori dell’impianto hanno allestito una specie di rinfresco. Schiacciatine con gli affettati e pezzi dolci, tutto molto invitante. In un angolo due signore spillano la birra.

Si crea subito un piccolo assembramento ma prima bisogna fare quello che dovrebbe essere uno scontrino. Poco spostato sulla destra c’è un signore seduto sopra una piccola sedia: ha di fronte un blocchetto di biglietti tipo cinema Metropolitan anni 80 dove annota le ordinazioni. Per un bicchiere di birra chiede 4 euro ma nessuno glieli darà.

Si scatena una contrattazione serrata tra battute una più micidiale dell’altra e risate a non finire. Da: “Ma te c’hai la febbre” a: “Qui c’avete ‘vaini ma noi si viene da Livorno c’è ‘na miseria s’abbaia”. Dopo pochi minuti il patto è sancito: 3 birre a 10 euro ed è un affare per tutti.

Il campo è bello, il sole scalda, al Livorno serve una vittoria per restare in testa e tenere botta fino al rientro dei pezzi da 90. La formazione è forzata e tanto per gradire Buglio è costretto ad inventarsi Giuliani centrale difensivo a causa dell’infortunio di Ghinassi.

Ogni volta che l’allenatore sembra trovare la quadratura del cerchio arriva una tegola e scombina tutto. Debutta Panebianco dal primo minuto sulla sinistra mentre in mezzo al campo è intoccabile la coppia di cilindri del motore: Apolloni e Gargiulo. Davanti il nostro “Pippo” – arma letale – Ferretti e Frati, uno che in questa categoria ci sta stretto.

Inizia la partita e gli ultras prendono in prestito un bidone dei rifiuti e lo adattano a tamburo.

Poche occasioni da una parte e dall’altra ed un gol annullato agli amaranto per un fuorigioco quantomeno dubbio. Si va negli spogliatoi senza grandi sussulti. Il Tuttocuoio è una formazione quadrata, anche fisica, con davanti due attaccanti molto veloci schierati larghi ed una punta centrale che però non ci impensierisce mai.

Parte il secondo tempo ed il Livorno spinge. Cresce il tifo ed un buon numero di tifosi si spostano alla rete per far arrivare meglio la voce fino al campo. È il 7′ quando Frati, approfittando di una respinta corta del portiere avversario, sigla l’1-0 che darà la vittoria al Livorno.

Il resto della partita ci racconta di una squadra, quella labronica, che finalmente sa come amministrare le gare. Nessun rischio, falli giusti nei momenti caldi, nessun cartellino sciocco, nessun segno di nervosismo.

Alla fine è una festa e vedere i nostri correre verso il settore ancora e ancora e ancora, rimandando la doccia a data da destinarsi è una cosa che ripaga di tanti anni di amarezze indipendentemente dalla categoria.

Il Livorno è diventato tosto, un 11 di ghignarole come piace a noi con una menzione particolare per due livornesi DOC: Frati ed Apolloni. Il primo mette il timbro sulla partita, il secondo è un martello: rincorre tutti, dribbla, imposta, sputa sangue e termina le partite senza più fiato nei polmoni. Teniamocelo stretto.

Si torna a casa consapevoli che la strada è ancora lunga, ma anche che chi va in campo ha capito cosa significhi giocare a Livorno.

Forza ragazzi.