Ieri, domenica 31 ottobre, allo stadio Libero Masini di Santa Croce sull’Arno, è andato in scena il confronto fra il nostro Livorno e il Perignano, che prima della nostra iscrizione in sovrannumero al girone B del campionato di Eccellenza toscano, era la compagine più accreditata per la vittoria finale.
Per prima cosa sottolineiamo ancora una volta la presenza massiccia dei tifosi amaranto al fianco della squadra, alla faccia di coloro i quali non più tardi di qualche mese fa, avevano decretato la fine definitiva del calcio a Livorno se si fosse ripartiti da categorie così infime.
Come 30 anni fa invece si partecipa convintamente al progetto di rinascita e come dopo il 1991, siamo anche convinti che i suddetti gufi amaranto, non tarderanno a saltare sul carro del vincitore quando le cose gireranno di nuovo per il verso giusto e con il passare degli anni millanteranno addirittura una presenza al fianco della gloriosa Unione oggi contro il Perignano, come allora successe per la famosa prima trasferta a Volterra o per quella a Firenze Ovest nel post fallimento.
Ma come sosteneva Platone nella sua Apologia di Socrate: “a noi ci importa una bella sega di voi.”
Stavolta però vogliamo spostare il focus sul rettangolo verde partendo da questo: nelle cronache della partita di ieri, si fa cenno a un battibecco fra un tifoso amaranto e il nostro tecnico, mister Buglio a causa di divergenze tecnico-tattiche.
E’ vero che in Italia ci sono 60 milioni di allenatori di calcio professionisti e che a Livorno c’è anche una nutrita e nota sottocategoria che è quella dei ciaccioni, ma resta il fatto che chiunque abbia visto giocare il Livorno nelle ultime uscite, è concorde nel dire che siamo molto lontani dal praticare un bel calcio.
Certo, il ruolino di marcia è invidiabile e con 4 vittorie e un pareggio (quello appunto di ieri) c’è poco da lamentarsi, ma se la partita contro il Perignano doveva misurare la crescita della nostra squadra sul piano del gioco, possiamo dire senza tema di smentita che sembra quasi esserci stata un’involuzione.
Non ci dimentichiamo che la squadra è stata costruita in fretta e furia e che quindi non c’è ancora amalgama, ma d’altro canto c’è da dire che una rosa forte come la nostra, le altre squadre del girone se la possono solo sognare. Questo Livorno sembra a tratti impaurito, in altri momenti nervoso e spesso spaesato.
Contro il Perignano possiamo tranquillamente dire di aver fatto un punto d’oro, ma del tutto immeritato e a parte gli errori dei singoli che hanno pesato (soprattutto quelli di Pulidori), non si è mai avuta l’impressione di poter combinare qualcosa di buono.
Le critiche quasi unanimi che vengono mosse all’allenatore sono quelle di voler per forza giocare con le tre punte (Ferretti, Vantaggiato, Torromino) più Bellazzini, il quale, per non sbilanciare ulteriormente una squadra già ultra offensiva, viene arretrato in un ruolo non suo, divenendo così inesorabilmente sempre uno dei peggiori in campo, dopo che da trequartista (il suo ruolo naturale) nel precampionato, era sempre stato il migliore nell’undici amaranto.
Un altro mistero è quello che riguarda l’impiego di Apolloni: quando entra in campo, quasi sempre cambia l’inerzia della partita e dà una sostanziosa mano al centrocampo amaranto, che per lunghissimi tratti di partita, è sempre ben saldamente nelle mani dei nostri avversari; la domanda dunque è: perchè non trova mai spazio fra i titolari?
Per concludere, dobbiamo evidenziare il problema nella costruzione del gioco, visto che le trame si limitano a scavalcare sistematicamente il centrocampo, con dei rilanci lunghissimi da parte dei nostri difensori e che si riallaccia al discorso iniziale: sarebbe così sbagliato provare a giocare dall’inizio con una punta in meno e un centrocampista in più?
Detto tutto ciò, a noi va benissimo anche se Buglio volesse giocare col portiere volante o se volesse mettere addirittura Frati in porta (anche se in quel ruolo stiamo facendo il conto alla rovescia per vedere finalmente il rientro di Luca).
Solo che ogni tanto piace anche a noi fare i ciaccioni e poi si sa: a un livornese ni ci vòle cento lire pe’ fallo incomincià e mille pe’ fallo smette.
Alè Livorno!